Le difficili eredità dei precari da un Governo all’altro

L’abusata formula secondo cui non c’è nulla di più stabile di quel che è provvisorio, purtroppo vale anche per la scuola italiana che da anni vive in termini strutturali il precariato di molti suoi insegnanti e amministrativi.

Il “salto di livello” è avvenuto con la legge 124 sul precariato del 1999, quando, con l’obiettivo di dare stabilità ai precari (già in preoccupante aumento anche rispetto al precedente anno scolastico), si è invece ottenuto l’effetto di dilatarne le dimensioni, sia per il personale docente che per l’Ata. Tra il 1999 e il 2000 i docenti con contratto annuale o fino al termine delle attività aumentarono di oltre 38 mila unità, passando da 79.220 a 117.685 (+ 48,6%). Nello stesso tempo il personale Ata a tempo determinato aumentò di quasi 26 mila unità, passando da 20.624 a 66.523 (+ 222,6%). Complessivamente in un solo anno ci fu un aumento di oltre 84 mila unità.

Nonostante una certa flessione nel primo anno di gestione Moratti, che beneficiò di 61 mila nomine già predisposte dal precedente Governo, negli anni successivi il numero dei docenti e del personale Ata con contratto a tempo determinato è andato ulteriormente aumentando fino a raggiungere il raddoppio tra l’anno scorso e quest’anno.

E’ ora il nuovo esecutivo a ricevere a sua volta una pesante eredità di precariato.
Rispetto al 1999, quando non era attiva la legge 124/99 che avrebbe dovuto risolvere la piaga dei precari, i docenti con contratto annuale o fino al termine delle attività sono aumentati di 45 mila unità (+56,8%), mentre il personale ATA è aumentato di quasi 54 mila unità (+260,3%).
Riuscirà il nuovo Governo nella titanica impresa di azzerare o quanto meno di ridurre significativamente il precariato scolastico?