Le 170 mila immissioni in ruolo non costano nulla?

L’immissione in ruolo di 170 mila persone (150 mila docenti e 20 mila Ata) in tre anni, prevista dalla Finanziaria 2007, non costerà nulla: parola di relazione finanziaria. “L’iniziativa non determina incremento di spesa circa il trattamento economico spettante al personale interessato, tenuto conto che si tratta sostanzialmente della stabilizzazione di personale già in servizio con contratto a tempo determinato e della consistenza numerica dei prevedibili collocamenti a riposo relativi agli anni di riferimento“: è quanto riportato a pag. 64 della relazione che accompagna il testo del disegno di legge (n. 1746) presentato alla Camera dal Governo. Ma se le cose stanno davvero così, se, cioè, immettere in ruolo migliaia di precari non costa nulla di più di quanto si spenda attualmente per i loro stipendi, perché non si è provveduto già da quest’anno scolastico 2006-2007 a coprire immediatamente tutti i posti vacanti, come previsto dal programma dell’Unione, e come chiedevano con insistenza i sindacati della scuola, visto che vi sarebbe stata l’invarianza della spesa? Perché ancora a maggio, quando tutto era ancora possibile, lo stesso viceministro all’istruzione, Bastico, al congresso della Uil-scuola, affermava che l’unica cosa certa per le immissioni in ruolo erano i 20 mila posti programmati dal precedente Governo e che il vero problema era quello di reperire nuove risorse finanziarie? Ma a non crederci fino in fondo forse è lo stesso Governo (o qualche anima dello stesso…) che al primo comma, lettera c) dell’articolo 66 del disegno di legge della finanziaria prevede che il “piano triennale… (sia) da verificare annualmente…circa la concreta fattibilità dello stesso…”. Ad ogni modo l’immissione in ruolo di 170 mila persone è prevista, e non è cosa da poco. E allora: c’è forse qualcosa che la finanziaria non dice?