Lauree professionalizzanti al via dal 2018: avanti piano

La Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, ha firmato il decreto che dà il via libera ai nuovi percorsi universitari professionalizzanti triennali a partire dall’anno accademico 2018-2019. Il provvedimento è stato varato a conclusione del lavoro fatto nei mesi scorsi dall’apposita Cabina di regia coordinata dal sottosegretario Gabriele Toccafondi creata con lo scopo di armonizzare la nuova offerta formativa degli atenei – che sarà gestita in partnership con ordini e collegi professionali – con quella degli ITS, gli Istituti tecnici superiori, avviati nel 2010 con riferimento a sei aree considerate prioritarie per lo sviluppo economico e la competitività del Paese, e realizzati sulla base di un complesso modello organizzativo  – la Fondazione di partecipazione – in collaborazione con imprese, università e centri di ricerca scientifica e tecnologica, enti locali, sistema scolastico e formativo. 

Si struttura così la versione italiana della formazione terziaria professionalizzante, che in altri Paesi europei interessa un numero molto maggiore di studenti, ma che da noi non ha potuto svilupparsi a causa del ruolo egemonico esercitato dall’università nella formazione post-secondaria e di impedimenti di tipo giuridico-amministrativo come fu la sentenza del 1970 della Corte dei Conti con la quale fu impedito a sette istituti tecnici italiani di sperimentare un percorso biennale di formazione tecnica superiore (proprio negli anni in cui all’estero partivano con successo i percorsi terziari con lauree professionalizzanti) con la motivazione che non avrebbero potuto rilasciare un titolo con valore legale. Anche la sperimentazione avviata nel 2003 dall’allora ministro Moratti (progetto ISST – Istituti Superiori Sperimentali di Tecnologia, con una quindicina di istituti partecipanti) si arenò di fonte a resistenze e difficoltà dello stesso tipo.

Con alcuni decenni di ritardo, anche l’Italia avrà così un suo sistema terziario professionalizzante: le lauree professionalizzanti, con almeno un terzo di ore dedicate a tirocini ed esperienze lavorative e di laboratorio, affiancheranno gli ITS senza fagocitarli, avendo una finalizzazione diversa. Ma si tratterà nel complesso di un terziario minimalista: una dozzina di percorsi con cinquanta studenti ciascuno per le università (ma il rettore di Udine, Alberto De Toni, si accontenta: «partiamo, altrimenti non arriveremo mai») e poche migliaia di iscritti agli ITS. È ben difficile che l’Italia riesca per questa via ad aumentare la percentuale di laureati che con il 25% ci vede penultimi in Europa.