Laureati, l’Italia ne avrà percentualmente sempre di meno

Saranno Cina e India a sfornare il 40% dei 204 milioni di giovani laureati del globo previsti nel 2020, mentre solo il 25% arriverà da Stati Uniti ed Europa, con l’Italia assolutamente marginale, se continua la grande espansione dell’istruzione superiore nei Paesi ad alta crescita. Sono le previsioni dell’Ocse in uno studio sui cambiamenti nel ‘pool globale dei talenti’, che prende in esame i Paesi industrializzati e i Paesi  non-Ocse che fanno parte del G20.

Limitata e già ora  distante dai principali Paesi Ocse la posizione dell’Italia,  che aveva l’1% dei giovani tra 25-34 anni del ‘talent pool  globale’ con una laurea nel 2000 e l’1,2% nel 2010, percentuale confermata anche per il 2020. Nel 2000 c’erano 51 milioni di giovani tra i 25 e i 34 anni con una laurea nei Paesi Ocse e 39 milioni nei Paesi non-Ocse del G20. Il gap si è quasi chiuso nell’ultimo decennio: nel 2010 nel G20 i laureati dell’area Ocse erano 66 milioni e i non-Ocse 64 milioni. Entro il 2020, se la tendenza continuerà, i laureati dei Paesi non-Ocse saranno quasi il 40% in più di quelli dei paesi industrializzati.

Gli Usa che nel 2000 avevano il 17% dei giovani laureati, nel 2010 erano scesi al 13,7% e nel 2020 dovrebbero passare al 10,9%. La Cina, dal 16,5% del 2000, dovrebbero salire al 28,5% nel 2020 e l’India dal 9,7% di un decennio fa dovrebbe arrivare all’11,6%. La Germania dovrebbe scendere nell’arco di 20 anni dal 2,9% all’1,6%, la Francia dal 3% al 2,1%, mentre il Regno Unito dovrebbe salire dal 2,8% al 3,5%. Riuscirà il mercato del lavoro ad assorbire l’esplosiva crescita del ‘pool dei talenti globale’? L’Ocse risponde positivamente: la crescente domanda di occupati nel campo scientifico e tecnologico dovrebbe fornire buone prospettive ai giovani più istruiti. A patto ovviamente che i singoli Paesi si adoperino per rafforzare le loro ‘knowldege economy’ ed evitare discrepanze rispetto alle abilità richieste.