L’Andis dice basta all’ipergarantismo per i supplenti

Quando nelle segreterie delle scuole debbono chiamare un supplente, per sostituire un docente di materna o di elementare, si mettono le mani nei capelli.
Le regole fissate nel 2000 (decreto n. 201) e nel 2001 (decreto n. 103) consentono agli aspiranti supplenti di presentare più domande in molte istituzioni scolastiche, cosicché le graduatorie di ogni scuola diventano lunghissime con intrecci infiniti con altre graduatorie.
I supplenti chiamati, spesso dopo lunghe ricerche, possono rifiutare la proposta senza incorrere in penali di alcun tipo (in passato il rifiuto senza giustificato motivo comportava la retrocessione in graduatoria); dopo l’accettazione possono comunque rifiutare, senza rischi, prima di assumere servizio (cosa che capita se nel frattempo hanno ricevuto da altre scuole proposte migliori).
Per la lunga ricerca le segreterie impegnano a volte per l’intera mattinata un impiegato che svolge in via esclusiva quel lavoro. Si possono immaginare i costi di telefonate e di telegrammi.
I supplenti, che non hanno l’obbligo di domicilio nella provincia (obbligo che esisteva in passato), dopo avere accettato la supplenza possono arrivare a scuola anche il giorno dopo.
Le garanzie per i supplenti determinano, insomma, pesanti effetti sul servizio.
L’Andis, l’Associazione dei dirigenti scolastici, ha detto basta a questo eccesso di garanzie che crea disservizio, danneggia l’alunno sul piano della sicurezza e dell’apprendimento, e ha chiesto di modificare le regole sulle supplenze nell’interesse degli alunni e degli stessi supplenti.
Come? Limitando il numero di istituzioni scolastiche da richiedere, impedendo la modifica delle risposte di accettazione (il che farebbe supporre l’introduzione di penali, come la perdita del posto di graduatoria) e ripristinando l’obbligo di domicilio (non di residenza) nella provincia in cui è stata presentata domanda.