
Riceviamo e pubblichiamo l’email di Maurizio Parodi, su quelli che devono essere gli obiettivi delle lezioni.
Invitiamo i lettori a commentare il contributo e a proporre nuovi temi di discussione, scrivendoci come di consueto all’indirizzo dedicato la_tribuna@tuttoscuola.com.
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La lezione è finita
“… l’obiettivo della scuola non può essere soprattutto quello di inseguire lo sviluppo di singole tecniche e competenze; piuttosto, è quello di formare saldamente ogni persona sul piano cognitivo e culturale, affinché possa affrontare positivamente l’incertezza e la mutevolezza degli scenari sociali e professionali, presenti e futuri. Le trasmissioni standardizzate e normative delle conoscenze, che comunicano contenuti invarianti pensati per individui medi, non sono più adeguate.”
Cosa sono le lezioni frontali se non “trasmissioni standardizzate e normative delle conoscenze, che comunicano contenuti invarianti pensati per individui medi”. Ebbene questa pratica, sostenuta dagli innumerevoli libri di testo, che veicolano un sapere inesorabilmente “standardizzato”, “invariante”, e corroborata dal penoso rituale dei compiti a casa, non è più adeguata (non lo è mai stata: valga, per tutti, il riferimento a Mario Lodi). E’ scritto proprio così, nelle Indicazioni Nazionali… disconosciute dalla didattica reale, quella che quotidianamente mortifica gli studenti, sul piano cognitivo e affettivo.
Indicazioni ignorate dai docenti, forse ignote. Eppure basterebbe leggere le poche pagine della Premessa, anche per proprio conto (magari come compito a casa) o collegialmente, meglio se assieme ai genitori.
Facile, a meno che non vi sia un problema, grave e diffuso, di analfabetismo (pedagogico) di ritorno.
Maurizio Parodi
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