La spesa delle famiglie per l’istruzione all’1.1%. E’ troppo?

Abitazione: 24.7%. Alimentazione e bevande: 19.4%. Trasporti: 14.3%. Seguono altre voci, da Abbigliamento e calzature (6.8%) a Tempo libero, cultura e giochi (4.9%). Ultima è l’Istruzione, con un misero 1.1% (era l’1.5% nel 1997). Questa è la composizione delle spese sostenute dalle famiglie italiane nel 2002, secondo una recente ricerca della Confcommercio.


Una percentuale deprimente. Eppure a qualcuno è sembrato, nei giorni scorsi, che i 472.05 euro richiesti ai genitori della classe quarta ginnasio, sezione C del liceo “Parini” di Milano (classe sperimentale, con più materie) per l’acquisto dei libri di testo abbiano sfondato in modo intollerabile il tetto di 317 euro fissato l’anno scorso dal Ministero per le quarte ginnasio.


L’indagine dell’associazione Altroconsumo, rilanciata dal Corriere della Sera, ha suscitato un coro di proteste, accuse agli insegnanti e agli editori, messe a punto del Ministero, che ha ribadito l’insuperabilità del tetto e ha ricordato ai dirigenti scolastici la loro “personale responsabilità” nel farlo rispettare.


La vicenda suscita soprattutto tristezza, considerando il fatto che la spesa record dei genitori della IV ginnasio sezione C del liceo più “in” di Milano, indicata come prova dello scandalo, è inferiore, come tutti sanno, a molte delle spese voluttuarie sostenute dalle famiglie per i giovani di quella fascia d’età, come dimostra la citata ricerca della Confcommercio.
Chi pensa che l’1.1% per l’Istruzione sia troppo, scagli la prima pietra.