La sfida europea è l’apprendimento permanente

La sfida è nel life long learning, nella educazione permanente, o per meglio dire nell’apprendimento permanente. E’ su questo terreno che l’Europa deve dimostrarsi all’altezza storica della sua nuova identità, perchè è qui che si gioca il futuro anche in termini di competitività: nella capacita’ di investire nel capitale umano. E’ questa la conclusione a cui e’ giunto il convegno dei ministri dell’Istruzione organizzato a Milano nell’ambito della Presidenza Italiana del Semestre Europeo.

I ministri si sono confrontati su un tema alto: “Lo sviluppo del capitale umano per la coesione sociale e la competitivita”‘. E sono giunti, appunto, come hanno sottolineato nella conferenza stampa conclusiva il commissario europeo Viviane Reding e il ministro Letizia Moratti, a questa conclusione: “La crescita sociale ed economica dell’Europa dipende in modo particolare dalle politiche educative. Le quali devono confrontarsi rispetto al passato con un elemento nuovo: le tecnologie, che diventano obsolete di cinque anni in cinque anni”.

“Ecco allora che la sfida – ha detto il commissario Reding -diventa questa: come insegnare ai cittadini europei ad apprendere in modo permanente. E’ una questione non solo di risorse, ma anche di mentalita”‘. E’ evidente perciò che i ministeri della Pubblica Istruzione da un lato e quelli del Lavoro dall’altro devono essere messi nelle condizioni di un coordinamento costante. “In Europa – ha detto il ministro Moratti – 45 milioni di persone non hanno un lavoro, e di questi circa il 60 per cento sono donne, molte delle quali con qualifiche o diplomi. Come recuperarle? Le politiche educative non sono sufficienti, vanno affiancate da politiche di tipo sociale”.

L’obiettivo che l’ Europa si è data nel 2000 con la grande dichiarazione di Lisbona è ambizioso: “L’Europa nel 2010 diventerà la societa’ più competitiva al mondo, la società della conoscenza”. “Sembra un obiettivo più teorico che pratico – ha detto Reding – ma in realtà da due anni a questa parte è in corso in Europa una rivoluzione silenziosa da parte dei ministri dell’Educazione. Perchè prima il concetto di educazione era nazionale, ora è europeo: insieme giudichiamo dove sono i punti forti e i punti deboli dei diversi sistemi nazionali, insieme cerchiamo di ottimizzarli”.

Il primo punto del lavoro finora svolto sarà per il prossimo novembre, quando sarà pronto il primo Rapporto sui sistemi educativi dei 25 Paesi dell’Unione. “Nel 2004, poi -ha aggiunto Viviane Reding – i capi di Stato e di Governo faranno il punto su Lisbona. E in quell’occasione presenteremo un piano concreto di educazione basato sull’azione concreta di tutti”.

Oggi l’investimento europeo medio in Istruzione è del 5% del Pil. Per alcuni Paesi va bene, per altri no. “Ma un dato è già evidente fin da oggi: rispetto agli Stati Uniti, l’Europa investe il 50% in meno nell’università. In Europa manca il contributo privato”. Per questo motivo sono stati coinvolti nel convegno di Milano anche rappresentanti dell’industria e della finanza (nella giornata di ieri era intervenuto tra gli altri il presidente della Fiat, Umberto Agnelli). “E’ interesse anche del mondo industriale investire in università e ricerca. Solo cosi’ – hanno sottolineato Reding e Moratti – si può arrivare per il 2010 a un risultato. Consapevoli, tra l’altro, del fatto che se non arrivasse ne deriverebbero grandi problemi sociali”.

Bisognerà non solo investire in capitale umano. Bisognerà anche insegnare alla gente un’abitudine mentale: apprendere ad apprendere. La sfida europea passa da lì.