La scuola meritocratica di Obama/2. Gli insegnanti
Per quanto riguarda gli insegnanti, l’obiettivo di Obama è di migliorare la qualità delle loro prestazioni attraverso una più efficace formazione iniziale e in servizio ma anche attraverso incentivi salariali per i migliori.
Nel programma federale di Obama Race to the Top, traducibile come ‘Corsa verso l’alto’ o anche ‘Gara per il primato’, apprezzato peraltro anche dal suo avversario Romney, e che ora sarà rafforzato, gli Stati ricevono finanziamenti (grant) legati al miglioramento delle prestazioni degli studenti nei test. Ciò ha indotto molti Stati a rafforzare la formazione in servizio dei docenti e i sistemi di valutazione del loro lavoro, basati in buona misura sui test ai quali vengono sottoposti i loro alunni, e a introdurre forme di incentivi economici e di carriera per i migliori.
Non sappiamo che cosa ne pensino i sindacati italiani (anche quelli americani su questo punto oppongono una certa resistenza, anche se non alzano barricate), ma che cosa dicono i tanti ‘obamiani’ che nel nostro Paese hanno accolto con entusiasmo la riconferma del presidente uscente, come se si trattasse di uno statalista accentratore e di un alfiere dell’egualitarismo più spinto anche per quanto riguarda la carriera e gli stipendi degli insegnanti?
Certo, la tradizione della ‘vecchia Europa’, come qualche volta dicono gli americani più insofferenti verso i bizantinismi che caratterizzano la vita politica di molti Stati del nostro Continente, a partire dalla per loro spesso incomprensibile Italia, è profondamente diversa da quella degli USA, e lo è anche nel settore della politica scolastica. Ma una qualche maggiore attenzione per il riformismo meritocratico made in USA e una riflessione sulla qualità (ma anche sull’identità) della ‘scuola pubblica’ nell’Italia di oggi non farebbe che bene agli obamiani di casa nostra.
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