La scuola democratica è una chimera?
La tranquillità sonnacchiosa della lunga sospensione estiva delle attività scolastiche, ma anche del dibattito sulla scuola, è stata interrotta, domenica scorsa, dall’ampia e anche un po’ provocatoria recensione che Ernesto Galli della Loggia ha dedicato, sulla pagina ‘Cultura’ del Corriere della Sera, al recente saggio dello storico Adolfo Scotto di Luzio ‘La scuola che vorrei’, edito da Bruno Mondadori.
La tesi dell’autore, sostanzialmente condivisa dal recensore, è che l’istruzione ‘democratica’ è un’illusione, e anche pericolosa, perché l’obiettivo del superamento della scuola e della cultura di élite che avevano caratterizzato la selettiva ma ugualitaria scuola pubblica tradizionale (quella gentiliana, per intenderci) ha di fatto prodotto “la fortissima penalizzazione delle classi meno abbienti, alla cui formazione e progresso sociale la scuola, ormai, serve poco o nulla”.
Sul banco degli accusati stanno in pratica tutte le idee guida che hanno ispirato le politiche scolastiche degli ultimi decenni, da quella della partecipazione a quella dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, dalla flessibilità/personalizzazione dei percorsi individuali alla “illusione di una possibile configurazione e gestione di tipo aziendal-privatistica dei singoli istituti scolastici”.
A differenza di Scotto di Luzio, che analizza la progressiva decadenza della scuola italiana con toni di disincantato pessimismo, Galli della Loggia conclude la sua riflessione con una domanda che lascia aperta la speranza di poter invertire quella che sembra una inarrestabile tendenza al declino: “Non è giunta l’ora di chiederci tutti”, scrive l’editorialista del Corriere, “in una grande discussione politico-pubblica, come e perché è accaduto questo disastro? E dunque come porvi rimedio?”.
Sull’analisi sviluppata da Scotto di Luzio si possono avanzare riserve o condurre approfondimenti (il modello della scuola gentiliana non avrebbe potuto in alcun modo reggere la sfida della scuola di massa), ma la domanda finale posta da Galli è condivisibile, e Tuttoscuola non mancherà di dare il suo contributo all’auspicato dibattito pubblico.
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