La scuola dei bamboccioni/3. Licealista, classista e mediocre

E’ corretto individuare nella mancata riforma degli ordinamenti della scuola italiana, in primo luogo di quella secondaria superiore, una delle (con)cause strutturali del fenomeno dei “bamboccioni“?
Probabilmente sì, se il bamboccione ha alle spalle una carriera scolastica fatta di promozioni regalate, debiti non saldati, esami di Stato che fanno paura solo nei film, cui seguono studi universitari terminati con anni di ritardo.
Non è colpa sua, naturalmente, ma di una classe politica che dopo il ’68 non ha saputo costruire una scuola più moderna. E neppure più equa, al di là delle retoriche egualitaristiche, che hanno avuto il solo risultato di realizzare un diffuso livellamento verso il basso e di cancellare ogni parvenza di meritocrazia.
E’ dai primi anni settanta dello scorso secolo – da quando cioè si sono avviate le indagini comparative internazionali sull’apprendimento ad opera della IEA, e successivamente anche dell’OCSE – che l’Italia mostra i difetti di fondo del suo sistema educativo, che risulta competitivo nei saperi di base solo a livello della scuola elementare, mentre è notevolmente carente alla fine della scuola media, e catastroficamente deficitario alla fine della scuola secondaria superiore.
Se i dati medi vengono disaggregati per territorio e per tipologia di scuola, come mostrato anche dal “1° Rapporto sulla qualità nella scuola” pubblicato nello scorso giugno da Tuttoscuola, si nota inoltre che esiste una grande distanza tra i risultati ottenuti dagli studenti nel Nord-Est da una parte, e nel Sud dall’altra. Forbice che si allarga ulteriormente se si tiene conto della tipologia di scuola: primi i licei del Nord-Est, ultimi gli istituti professionali del Sud e delle Isole. A ciò si aggiunga il tuttora elevato tasso di dispersione degli studenti nella fascia 15-18 anni (circa il 20%).
Anche il Quaderno bianco, pubblicato a settembre dal Ministero della Pubblica istruzione e dal Ministero dell’Economia, documenta un divario enorme sul livello di competenze degli studenti e la perdurante debolezza degli esiti formativi del sistema educativo.
Questo significa che la scuola italiana nel suo insieme, con l’eccezione di quella elementare, non sa orientare, motivare e preparare adeguatamente i suoi allievi. Anche questo retroterra serve a capire il fenomeno dei “bamboccioni”…