La scuola ai tempi del Covid: viaggio nel caos tra DaD, burnout e difficile gestione dei contagi

di Anna Maria De Luca

Che cosa sta succedendo realmente nelle scuole italiane in questi giorni di gennaio? Per capirlo siamo andati direttamente alla fonte, nelle scuole, per ascoltare la voce di chi vive la scuola concretamente. Cosa abbiamo trovato? Normative confuse da interpretare, supplenti difficili da trovare, DaD attiva già nel primo giorno di rientro post vacanze di Natale, straordinari non pagati, burnout, difficoltà di rapporti con le Asp, tracciamenti Covid scaricati sui dirigenti scolastici insieme ad altre responsabilità extra ordinarie, difficoltà di connessione della rete e difficoltà di comprensione delle note ministeriali. Vediamo…

Racconta Valentina Cardella, dirigente scolastico di un istituto comprensivo nella capitale: “Il 10 gennaio abbiamo aperto le scuole con l’obiettivo di garantire ai nostri alunni e alle famiglie il servizio, ma con grandissime difficoltà. Molti docenti erano assenti per motivi di salute ed è stato difficoltoso reperire supplenti per mantenere l’orario pieno. Nel mio istituto che comprende tre ordini di scuola in cinque plessi, il primo giorno di scuola riscontravo il 20% di alunni assenti e il rientro di ben undici classi che erano state in quarantena durante le vacanze di Natale. Abbiamo iniziato immediatamente ad attivare la Didattica Digitale Integrata per gli alunni in quarantena e in isolamento. Quasi in tutte le classi già dal primo giorno post vacanze natalizie la didattica e’ mista: alunni in presenza e alunni collegati online”. E i problemi ovviamente non mancano. Spiega la DS: “Nonostante l’anno scorso abbiamo potenziato in tutti i plessi la fibra e dotato le classi di Lim e notebook ci sono stati problemi di collegamento nei plessi grandi. Il giorno dopo abbiamo ricevuto il primo caso di positività in una classe e da quel momento si sono aggiunti nuovi casi tutti i giorni: non c’è stato un giorno, anche sabato e domenica,  che insieme  allo staff, alla segreteria e ai referenti Covid non abbiamo dovuto avvisare l’Asl di riferimento e le famiglie per poter comunicare disposizioni di quarantena, sorveglianza con testing e autosorveglianza“.

Andiamo ora ad Arezzo, da Rita Giancotti, dirigente scolastico del comprensivo Poppi: “Vorrei far notare l’inutilità del  sondaggio settimanale sul Sidi perché la sua complessità rende impossibile una raccolta dati veritiera da parte di chi  normalmente è già impegnato  in attività didattiche molto impegnative in questo periodo (mi riferisco ai referenti Covid scolastici). Personalmente ho impiegato una giornata di lavoro per proceduralizzare questa raccolta dati tramite moduli google. Non credo siano molti i dirigenti che abbiano avuto tempo di lavorare a questa razionalizzazione. Il risultato a livello nazionale, credo,  sia l’invio a sistema SIDI di dati non rappresentativi della realtà e quindi inutili nella loro interpretazione. Non so se sono stata chiara… Io non vorrei più fornire questa mole di dati che aggiunge lavoro a lavoro e che non porta a grandi benefici per quello che riguarda il trovare una soluzione al problema di gestione  della pandemia nella scuola. E che dire delle note chiarificatrici che sono solo un esercizio di stile e comprensibili a pochi?

Le cose non vanno molto meglio a Napoli. Ce lo racconta Antonella Barreca, dirigente scolastico dell’istituto tecnico commerciale Galiano, che con precisione spiega a Tuttoscuola cosa accade ogni giorno per i tracciamenti dei positivi e quante ore di straordinario non retribuito stiano facendo sia i dirigenti che i docenti, tra normative farraginose e poco chiare che lasciano spazio ad interpretazioni varie. “La situazione è esplosiva e spesso mal rappresentata nei media“. 

Ascolta l’audio della DS Antonella Barreca

Continuiamo il nostro giro nella penisola risalendo lo stivale verso l’Emilia Romagna. Sentiamo questa volta il racconto di una docente di italiano e storia del Blaise Pascal di Reggio Emilia, Egina Orlando: “Tanti i casi di alunni e docenti positivi, di quarantene. In tutte le mie classi siamo in did dal giorno del rientro post natalizio. Il ministro ha detto che le scuole hanno riaperto, è vero, ma è tutto estremamente complesso“.

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Ritorniamo ora in Campania, nel liceo Manzoni di Caserta, 91 classi, un’offerta formativa complessa con diversi indirizzi liceali e oltre duemila alunni. Ci racconta la dirigente scolastica Adele Vairo: “La problematica in cui le scuole si dibattono è la confusione di norme, di poteri di competenze e di responsabilità, una delega assoluta e immotivata alla dirigenza scolastica di una serie di problematiche che con la scuola c’entrano ben poco. Si tratta di discernere in una panoramica normativa complessa, confusa, ambigua, sovrabbondante, ridondante spesso in conflitto con se stessa e si tratta di applicare questa normativa con operatori in servizio, sia personale ATA che docenti, che non possono più attendere ai loro compiti ordinari“. La dirigente scolastica si sofferma sul personale Ata “ancora una volta sottodimensionato e sottovalutato senza tener conto dell’incremento delle pratiche covid e senza tener conto delle necessità del distanziamento che impongono una vigilanza ancor più cogente e diffusiva nei vari plessi scolastici“, sul personale docente “oberato oltre che dalle solite competenze da un gioco continuo tra didattiche in presenza e a distanza e dal dover far fronte ad una serie di competenze sulle pratiche covid che fuoriescono dall’ordinario specifico del profilo professionale del docente“, il tutto in maniera “drammaticamente amara, senza riconoscimento alcuno. Tutto questo credo metta in ginocchio le scuole. Senza tener conto del surplus di lavoro che la dirigenza scolastica deve reggere in quanto responsabile unico: un gioco di situazioni che sono veramente ancora una volta affidate alla buona volontà del mondo scuola in una situazione di totale incompiutezza normativa e giuridica e che mette a repentaglio il benessere quotidiano della comunità, dal dirigente al docente al personale ATA all’operatore. Tutto questo crea un senso di disagio nell’utenza della scuola. Di fatto spesso parla chi la scuola non sa che cosa sia“. E per quanto riguarda i fondi “si vive in una situazione di burnout difficilmente perpetuabile“.

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Mario Rusconi, presidente di ANP Lazio, sintetizza: “La situazione delle scuole è particolarmente complessa in questi giorni sia per la complessità dei rapporti con le Asp che tendono a dare alla scuola compiti che non le spettano sia per la mancanza di supplenti“. E delle mascherine FFP2 ancora nessuna traccia.

Ascolta l’audio di Mario Rusconi

In Puglia l’ANP ha fatto partire una lettera di “ferma protesta per alcune disposizioni contenute nelle note del Dipartimento regionale Promozione della Salute”. In particolare, si riferiscono alla disposizione che prevede, a carico dei dirigenti scolastici, l’obbligo di “compilare, sottoscrivere e consegnare” ai familiari del bambino/alunno minorenne o all’alunno maggiorenne la dichiarazione contenente l’indicazione di effettuare il test antigenico rapido nei confronti dell’alunno interessato. Scrive Roberto Romito, presidente di ANP Puglia, nella lettera indirizzata anche al Presidente della Regione, all’ assessore alla Salute, all’Assessore al Diritto allo studio, Scuola e Università ed al direttore dell’USR: “La compilazione, la sottoscrizione e la consegna di detta modulistica cartacea rappresenta un grande aggravio di lavoro, atteso l’elevato numero di soggetti destinatari e la mutevolezza della casistica che si presenta giorno per giorno in ogni singola scuola. Per di più, il citato modulo, firmato esclusivamente dal dirigente scolastico (che non è, con tutta evidenza, un operatore sanitario), è classificato dalla nota prot. n. 379 del 14.01.2022, si veda la pag. 13, addirittura “quale titolo abilitante all’esecuzione dei test antigenici rapidi”, quasi fosse una prescrizione medica. Che dire poi della procedura a valle di tale compilazione che, dopo la consegna individuale agli interessati, prevede in un successivo momento l’esibizione fisica del modulo – da parte dei genitori dell’alunno minorenne o direttamente dal maggiorenne – al pediatra o al medico di famiglia o ad un laboratorio, farmacia o struttura abilitata a prescrivere la prestazione o ad eseguirla a carico del servizio sanitario nazionale: in caso di richiesta di tampone T0 per un’intera classe, ad esempio, l’auspicato “zero” rischia di essere (come in effetti è) un numero molto maggiore, non solo in termini di ore ma anche di giorni. Nel frattempo, cosa si fa in quella classe?“.

Da nord a sud, le scuole parlano un’unica voce. 

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