La quota d’istituto del 20% sarà controllata dalla Regioni?
In Lombardia il Piano di sviluppo prevederebbe un controllo sui contenuti della quota rimessa all'autonomia scolastica
Come per il primo ciclo di istruzione, anche nei regolamenti di riforma dei licei, degli istituti tecnici e degli istituti professionali è previsto che l’orario annuale delle lezioni comprenda anche la quota riservata alle regioni, alle istituzioni scolastiche autonome ed all’insegnamento della religione cattolica.
Mentre l’orario dell’insegnamento della religione cattolica è disciplinato dalle norme generali (un’ora alla settimana nella secondaria di I e di II grado e due ore nella scuola primaria) e la quota d’istituto è stata quantificata (almeno) nel 20% dell’orario complessivo, quella riservata alle regioni deve ancora essere definita.
Tuttavia nei regolamenti varati per la riforma, a proposito della quota dei piani di studio rimessa alle singole istituzioni, si afferma, tra l’altro, che essa è “nell’ambito degli indirizzi definiti dalle Regioni in coerenza con il profilo educativo, culturale e professionale”.
Si tratta di una novità rispetto all’impianto disposto per il primo ciclo d’istruzione. Una novità di cui i rappresentanti della Lega all’interno del consiglio regionale della Lombardia sembra abbiano intenzione di avvalersi, al punto che nelle nuove linee di indirizzo del Piano regionale di sviluppo, approvato recentemente, è stato inserito un emendamento che prevederebbe, come riferisce il Giornale, uno spazio dedicato alla cultura regionale.
Se davvero sarà così, c’è da chiedersi che senso abbia una quota riservata alle istituzioni scolastiche nel rispetto dell’autonomia, quando le Regioni dispongono di una propria quota (anche se tuttora non definita).
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