La porta larga della sospensiva

Le diverse ordinanze di sospensiva emesse dal Tar in questi ultimi mesi, riguardanti direttamente il sistema pubblico di istruzione (libri di testo, inglese potenziato, docenti di religione cattolica, graduatorie precari), hanno già indotto qualche esponente politico a supporre un uso strumentale della giustizia amministrativa a fini diversi da quelli connessi con gli atti emanati.

Premesso che qualsiasi decisione dei giudici, valutata nel merito, può essere condivisa o meno, per le ordinanze di sospensiva occorre, però, fare una considerazione particolare.

L’ordinanza di sospensiva non è la sentenza definitiva di una causa portata davanti al giudice amministrativo. Se la sentenza venisse emanata tempestivamente, non sarebbe necessario chiedere di sospendere l’atto di una amministrazione pubblica. Poiché i tempi per le sentenze sono lunghi, per evitare danni che a distanza di tempo, anche con sentenza definitiva favorevole, non siano più rimediabili, si ricorre alla richiesta di sospendere l’atto emanato.

Per ottenere l’ordinanza di sospensiva, è sufficiente dimostrare che il danno sia immediato e certo e che, in qualche modo, vi siano elementi di una qualche fondatezza del ricorso, il cosiddetto fumus iuris. La richiesta di sospensiva (inclusa in via incidentale nel ricorso) viene trattata dai giudici del Tar immediatamente, mentre per la sentenza definitiva occorre aspettare mesi o anni.

Con un buon legale e con un minimo di ragioni, la sospensiva è facile da raggiungere, anche se a volte, la sentenza finale ne può capovolgere l’esito. Ma, intanto, l’obiettivo è già stato raggiunto, sovvertendo le finalità dell’Amministrazione (ministeri, Comuni, Asl, ecc.), indipendentemente dal fatto che questa ultima abbia, alla fine, torto o ragione.

Il Tar del Lazio nei primi nove mesi di quest’anno ha trattato circa 4.500 richieste di sospensiva che, se pur non tutte accolte, danno la misura di come il cittadino utilizzi (da tempo) la porta larga della sospensiva per evitare atti, contrari ai suoi interessi, emessi dall’Amministrazione pubblica, sfruttando a proprio vantaggio la lentezza della giustizia.

Si può capire, quindi, come lo stesso ministro Gelmini, in una dichiarazione raccolta oggi dal Corriere della Sera, abbia deciso, dopo l’ultimatum del Tar Lazio per le graduatorie dei precari, di sospendere il processo di istituzione del test nazionale di ammissione all’università, nel timore che il Tar, accogliendo un ricorso di sospensiva di una sola università provochi la paralisi nazionale.