La patata bollente dei docenti supplenti

La legge 128 di conversione del decreto legge 104/2013 per rilanciare la scuola prevede un piano triennale di assunzioni di docenti in ruolo su posti normali e di sostegno che consentirà entro il 1° settembre 2015 di avere altri 75 mila insegnanti con contratto a tempo indeterminato.

La parte del leone la farà il sostegno, che con la stabilizzazione di 26 mila posti assumerà in ruolo altrettanti docenti.

Ma proprio il sostegno è il settore che più di altri evidenzia un andamento contraddittorio. Infatti, mentre si stabilizzano posti e si assumono in ruolo insegnanti, aumenta contemporaneamente il precariato. L’anno scorso i supplenti di sostegno (annuali o fino al termine delle attività) erano 39.636, quest’anno sono 48.291, cioè circa 8.600 di più.

L’anno scorso i supplenti su posti normali erano 68.239 (molti gli spezzoni di cattedra); quest’anno sono 70.177, cioè poco meno di 2.000 in più.

Insomma, nonostante lo sforzo per stabilizzare, i docenti precari sono aumentati di circa 11 mila unità. È pur vero che in buona parte quei 118.500 docenti precari sono su spezzoni di cattedra, ma restano un esercito di dimensioni preoccupanti, difficile da riassorbire.

Il ministro Carrozza, che a fatica è riuscito ad ottenere dal Ministero dell’economia il via libera per l’assunzione in ruolo nella scuola di oltre centomila persone (sono da computare anche 16 mila Ata), si trova a dover scalare una montagna che, forse, riteneva di avere già in buona parte scalata.

È vero che una parte di quei 118.500 supplenti di oggi sarà destinataria del piano triennale di reclutamento, ma i vincoli delle graduatorie ad esaurimento e dei concorsi finiranno per individuare altri destinatari diversi da questi supplenti, perpetuando la patologia del precariato nella scuola.

Se a tutto questo si aggiunge l’effetto della recente questione rimbalzata da Bruxelles, secondo cui i docenti italiani con contratto a tempo determinato devono avere lo stesso trattamento economico dei colleghi di ruolo, si può ben capire come diventi sempre più arduo per il ministro Carrozza e per lo stesso governo realizzare la ‘quadratura del cerchio’ del precariato scolastico.