La maestra e la bandiera

Con la questione delle vignette sul Profeta e della furia fondamentalista che ne è seguita, il rapporto dell’Occidente con il mondo musulmano rischia sempre più di diventare uno scontro assurdo di culture e di civiltà.
In Italia sono diverse le reazioni a questi fatti.
La convivenza umana esige un clima di rispetto, per favorire la pace tra gli uomini e le Nazioni – ha detto il Vaticano. Talune forme di critica esasperata o di derisione degli altri denotano una mancanza di sensibilità umana e possono costituire un’inammissibile provocazione“.
Ma sulle reazioni scomposte di gruppi islamici integralisti il Vaticano ha deplorato la violenza della protesta, perché “l’intolleranza reale o verbale, da qualsiasi parte venga, come azione o come reazione, costituisce poi sempre una seria minaccia per la pace“.
Ferrara, dal “Foglio“, invita a comprare danese, tranne le vignette, perché “la barbarie paranoide e oscurantista non legittima la sciatteria secolarista“.
Tra le immagini delle manifestazioni della reazione islamica oltranzista di Damasco e di Beirut colpisce, oltre all’incendio e alla devastazione delle sedi diplomatiche, quella della maestra che, in piazza con gli alunni che ostentano scritte antidanesi portate in testa e sui cartelli, invita i piccoli a calpestare e bruciare la bandiera rossa crociata, in evidente atteggiamento di fanatismo ideologico-religioso.
L’immagine del coinvolgimento di minori in fatti politici o religiosi e dell’uso violento che gli adulti fanno di loro, non sono purtroppo del tutto nuove, e non sono esclusive del mondo islamico.
Ma non per questo possono essere giustificate.