La guerra dell’algoritmo
Quel libera tutti del 2016 ha fatto saltare in molti casi la continuità didattica, sacrificata per consentire (questa l’intenzione) l’assestamento dell’intero sistema d’istruzione prima di dare avvio in tranquillità alle riforme.
I 72 mila docenti trasferiti sugli ambiti territoriali hanno avuto, inoltre, la chiamata diretta da parte dei presidi con vincolo triennale per svolgere attività all’interno di istituzioni scolastiche autonome, ma per loro è scoppiata subito la guerra dell’algoritmo, lo strumento informatico utilizzato dal Miur per smistare il personale sulle varie sedi in base ai punteggi di servizio e alle opzioni personali.
Colpiti dall’algoritmo gli oltre 53 mila docenti meridionali che hanno trovato immediatamente difensori d’ufficio, politici e sindacali, pronti a difenderli contro l’asserito sopruso dell’infernale strumento informatico, ignorando o facendo finta di ignorare che nei loro territori erano disponibili poco più di 29 mila posti, troppo pochi per accogliere tutti.
Su 100 docenti trasferiti agli ambiti, 15 del Nord avevano a disposizione 35 posti su 100; al Centro 11 docenti su 100 avevano a disposizione 27 posti su 100; nel Mezzogiorno, invece, 74 docenti su 100 avevano a disposizione soltanto 38 posti.
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