La formazione universitaria dei docenti torna al palo

La soluzione della questione della formazione universitaria dei docenti, da anni in attesa di una decisione definitiva e sistematica, rischia con tutta probabilità di essere rinviata sine die.
Con la riforma Moratti era stato varato un apposito decreto legislativo nell’ottobre 2005 (n. 227), che prevedeva una specifica laurea magistrale per gli aspiranti docenti e una selezione preventiva da parte dell’Università per i possessori di laurea breve. Il biennio conclusivo, ispirato alle attuali Ssis, avrebbe concluso l’iter formativo degli insegnanti destinati ai diversi settori scolastici.
Il subentro nel 2006 del Governo Prodi e l’arrivo del nuovo ministro della pubblica istruzione, Fioroni, avevano interrotto l’attuazione di quel provvedimento legislativo, senza, tuttavia, che venisse cancellato. Anzi, in attesa di affrontare meglio l’intera questione, era stata prorogata di altri 18 mesi la delega del governo per apportare integrazioni e modifiche.
Dopo un anno e mezzo, invece, si è preferito abrogare completamente il decreto legislativo 227/2005 con l’ultima legge finanziaria, affidando direttamente al ministro della pubblica istruzione il compito di definire, mediante appositi regolamenti, l’intera materia della formazione universitaria dei docenti. Una scelta forse dettata dall’intenzione di velocizzare i tempi di avvio di questa importante riforma, con il Parlamento che, ancora una volta, ha rinunciato a definire in proprio un problema gravato da un’attesa pluridecennale.
Poche settimane fa il ministro Fioroni ha annunciato il varo dei nuovi regolamenti prima dell’estate. Regolamenti che, vista la crisi in corso, ben difficilmente potranno essere approntati da un governo dimissionario, in carica per l’ordinaria amministrazione.
Conclusione? L’Italia dovrà probabilmente aspettare qualche anno ancora prima di disporre di un organico sistema di formazione universitaria dei docenti, esistente nella maggior parte dei Paesi europei.