Tuttoscuola: Non solo statale

La Fiom, l’art. 33 e le larghe intese

La scuola, insieme al lavoro, è al centro dell’iniziativa politica, guidata dalla Fiom-Cgil, che punta a costruire un’alternativa di sinistra all’attuale equilibrio fondato sulle cosiddette larghe intese, la nuova ‘strana maggioranza’ Pd-Pdl-centristi che si è faticosamente formata a seguito dell’esito delle elezioni del 24-25 febbraio, della conferma alla presidenza della Repubblica di Giorgio Napolitano, sostenitore della convergenza delle principali forze politiche e sociali, e della indisponibilità del Movimento 5 Stelle a sostenere un governo a guida Pd, o più precisamente a guida del suo leader Bersani, contro il quale, d’altra parte, il M5S aveva condotto la sua campagna elettorale.

Perché la scuola torna ed essere la cartina al tornasole dell’attuale fase di confronto a sinistra e nella sinistra? Una risposta a questa domanda la si può cercare guardando ai protagonisti della manifestazione di sabato scorso a Roma: Maurizio Landini, leader della Fiom, Nichi Vendola, presidente di Sel, Stefano Rodotà, candidato alla presidenza della Repubblica del M5S, di Sel e di parte del Pd; e poi Sergio Cofferati, Gino Strada di Emergency, Antonio Ingroia, e alcuni parlamentari del Pd come Matteo Orfini e Giuseppe Civati. E non pochi militanti del M5S.

Uno schieramento che assomiglia molto, e in molti casi coincide, con quello che a Bologna, il prossimo 26  maggio, sosterrà l’opzione A nel referendum sul finanziamento alle scuole paritarie, con l’obiettivo locale di togliere il contributo del Comune alle scuole dell’infanzia paritarie e quello nazionale di puntare sul rilancio della sola scuola pubblica statale, con esclusione di quella paritaria, come chiesto dal M5S nel suo programma elettorale e da sempre sostenuto da Rodotà in qualità di giurista e interprete dell’art. 33 della Costituzione e del “senza oneri per lo Stato”.

Non per nulla Landini ha chiuso così il suo intervento sabato scorso a Roma: “Da oggi lanciamo una proposta: la Costituzione, che è la nostra bussola, per essere rivoluzionari bisogna farla applicare e non riformarla”.

 

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