Intorno alla festa del 17 marzo non ci sono soltanto le polemiche politiche per la posizione della Lega. Ci sono anche alcuni problemi minori che interessano più da vicino i singoli dipendenti e gli studenti, soprattutto delle superiori.

C’è la questione del computo delle festività soppresse che la legge ha da tempo fissato in quattro giorni da aggiungere alle ferie (alle quali erano stati aggiunti d’ufficio altri due giorni per altrettante festività soppresse). Delle quattro festività una è stata attribuita a tutti, d’ufficio (ma solo per quest’anno), nella giornata del 17 marzo, lasciando alla libera scelta dei dipendenti le altre tre.

Come noto la Cisl-scuola ha espresso una propria articolata interpretazione difforme, ritenendo che non si possa individuare nella giornata del IV novembre (una ex-festività ora soppressa) il giorno cancellato in alternativa al 17 marzo. Sarà interessante vedere lo sviluppo di questa questione giuslavorista.

Si profila anche un altro problema in materia scolastica, derivante dalla festività del 17 marzo, non prevista a suo tempo in calendario scolastico.

Se non vi fosse stata la festa del 150°, come si prevedeva all’inizio dell’anno scolastico, il 17 marzo sarebbe stata una normale giornata di scuola (tutt’al più una solennità) da utilizzare come partecipazione utile alle lezioni da parte degli studenti della scuola secondaria per conseguire quei tre quarti di presenza al monte ore annuo necessari, da quest’anno, per avere validato l’anno.

La festa riduce questa possibilità oppure verrà computata come se fosse stata una presenza a tutti gli effetti, come può capitare quando la scuola viene chiusa per cause di forza maggiore?

Prima che sorgano discussioni sarà opportuno, forse, un chiarimento ministeriale. Per parte nostra riteniamo che, se festa è stata, festa sia e quelle ore di vacanza non valgono per raggiungere il limite dei tre quarti richiesti, anche perché il calendario lungo oltre 200 giorni lascia spazio per recuperare i giorni richiesti.