La fatica del governare/2. Il dialogo a singhiozzo

E’ opinione diffusa che per affrontare con speranza di successo i problemi di fondo della scuola italiana occorrerebbe una vasta convergenza bipartisan, o almeno nopartisan, sulle regole generali di sistema (esempi: governance, valutazione) e su alcune priorità programmatiche (esempi: innalzamento della qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento, rimotivazione e carriera dei docenti).

A tratti questa convinzione sembra emergere anche nelle parole di esponenti importanti dei due schieramenti. Si ricorderanno gli impegni assunti pubblicamente, alla vigilia delle elezioni del 2008, dall’allora viceministro dell’istruzione Mariangela Bastico e dall’attuale presidente della commissione Cultura della Camera Valentina Aprea in occasione del “faccia a faccia” promosso da Tuttoscuola.

Anche nella corrente legislatura non sono mancati segnali di reciproca disponibilità, provenienti sempre dalla Aprea e dal ministro Gelmini da una parte, e dal ministro ombra del PD Garavaglia dall’altra. Per esempio sul riconoscimento del merito, sui debiti scolastici, sulla condotta, sulla valutazione di sistema. Ma le aperture sono quasi sempre e quasi subito contraddette e sommerse dalla polemica politica contingente, che privilegia inevitabilmente le ragioni dello scontro, non quelle dell’incontro. E il dialogo procede a singhiozzo.