La discontinuità conseguente alla mobilità straordinaria
207 mila docenti trasferiti nel 2016/17: il 30% dell’organico degli insegnanti statali.
Di questi, 135 mila trasferiti da scuola a scuola, e i restanti 72 mila – quasi tutti neo assunti in ruolo l’anno prima – trasferiti sugli ambiti territoriali (le nuove ripartizioni delle province in cui si collocano le istituzioni scolastiche).
Quali sono state le aree più colpite dall’esodo degli insegnanti? Il Miur non ha fornito dati completi. Ma l’analisi dei dati dei 72 mila docenti trasferiti sugli ambiti (resi pubblici con dati anagrafici di riferimento sui siti degli uffici scolastici regionali, che Tuttoscuola ha ricostruito) ci può aiutare a capire le tipologie di questa folla di docenti in movimento sulla penisola e di stimare una proiezione dei dati sul complesso dei docenti che hanno ottenuto il trasferimento.
Il 74% dei docenti trasferiti sugli ambiti territoriali, cioè tre docenti su quattro, è meridionale. Si può stimare, quindi, che non meno di 130-140 mila di quei 207 mila docenti che hanno preso parte a questo colossale movimento di massa si siano trasferiti, per ragioni personali e familiari, verso le regioni del Sud e delle Isole o abbiano cercato quanto meno di avvicinarsi a casa.
Dei 135 mila docenti che hanno ottenuto il trasferimento da scuola a scuola, da provincia a provincia, quanti hanno lasciato una cattedra del Centro Nord per migrare verso il Sud?
Si può stimare che il 40-45% dei docenti trasferiti (55-60 mila insegnanti) abbia lasciato la cattedra vacante al centro-nord.
Da molti anni, prima di questa mobilitazione straordinaria, i trasferimenti da nord a sud sono sempre stati la costante di un flusso migratorio, al punto che anche nel concorso 2016 per la copertura di 63.712 posti, disponibili per pensionamento e rimasti liberi dopo i trasferimenti, due terzi (42.813) sono vacanti e disponibili al Centro-Nord e soltanto un terzo (20.899) sono disponibili nelle regioni del Mezzogiorno. Sono numeri che provano come nelle regioni meridionali si vada sempre verso la saturazione dei posti per arrivi di docenti da altri territori con migliaia di docenti che da fuori aspirano ad entrare, mentre le cattedre nel Centro-Nord restano prive di titolare, determinando il ricorso a supplenze annue con docenti precari che si avvicendano di anno in anno sui posti vacanti.
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