
La difficile posizione del ministro sui 1500 euro a favore degli iscritti alle paritarie

Per il momento è soltanto un emendamento presentato per la legge di bilancio il voucher del valore di 1500 euro da spendere esclusivamente in una scuola paritaria da parte delle famiglie di alunni iscritti a scuole della fascia dell’obbligo, dalla primaria al secondo anno delle superiori, ma anche l’attenzione positiva espressa dal ministro Valditara all’ANSA per la proposta sta contribuendo, insieme all’emendamento, ad attivare accese critiche di un ampio fronte di opposizione, costituito da alcuni partiti e da taluni sindacati della scuola.
Il voucher di cui parla l’emendamento proposto non violerebbe l’art. 33 della Costituzione (Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato), come invece affermato da alcuni critici, in quanto non rappresenta un finanziamento alle scuole paritarie.
Ma la dichiarazione del ministro “Il governo è ben consapevole della importanza di assicurare il diritto dei ragazzi, a prescindere dal reddito, a studiare nelle scuole paritarie” sembra sbilanciarsi a favore della proposta.
Valditara, come ministro del sistema di istruzione non può avere figli e figliastri; deve avere, infatti, una posizione imparziale verso la scuola statale e verso la scuola paritaria, dopo che la legge 62/2000 ha affermato all’articolo 1: Il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall’articolo 33, secondo comma, della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali. La Repubblica individua come obiettivo prioritario l’espansione dell’offerta formativa e la conseguente generalizzazione della domanda di istruzione dall’infanzia lungo tutto l’arco della vita.
Un’attenzione di riguardo verso le paritarie il ministro sembra averla anche a proposito del disegno di legge “semplificazioni” (Senato atto 1184), dove ha cancellato, rispetto ad una sua precedente dichiarazione, la disposizione che prevedeva un numero minimo di alunni per classe, consentendo, in questo modo, la sopravvivenza di scuole paritarie che, a causa delle gravi carenze di iscritti, potrebbero perdere il requisito di parità.
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