La Cisl-scuola sul dimensionamento delle istituzioni scolastiche

Il sindacato Cisl-scuola, a seguito dell’incontro sindacale di ieri presso il ministero dell’istruzione sulle problematiche connesse con la riforma della rete scolastica, ha puntualizzato (www.cislscuola.it) la propria posizione e le osservazioni espresse ai dirigenti ministeriali nel corso della seduta.   

Ha innanzitutto osservato come “la questione presenta aspetti a dir poco controversi, a partire dal fatto che sui provvedimenti da adottare si registra ancora una volta il conflitto di competenze fra Stato, Regioni e Autonomie Locali, conflitto che si presenta in modo ricorrente a partire dalla riforma del Titolo V della Costituzione. Sta di fatto che mentre alcune Regioni (sette e di diverso colore politico) impugnano la costituzionalità delle norme che dettano i criteri per il dimensionamento, il Ministero propone una sua elaborazione, illustrata oggi ai sindacati, in cui individua il numero ottimale di istituti comprensivi da istituire a livello provinciale e regionale.

Il sindacato di Scrima ha convenuto che le tabelle allegate ad una nota trasmessa agli uffici scolastici regionali hanno valore orientativo, ma ha anche che in molti casi Regioni, Province e Comuni stanno assumendo tutt’altro atteggiamento, mettendo a punto piani che vanno spesso molto al di là delle stime ministeriali. I casi di Milano, di Genova e dell’Emilia Romagna, che ad oggi sembrano orientate a “tagliare” molto più di quanto dicano i numeri elaborati dal Ministero, sono al riguardo piuttosto eloquenti, così come lo è l’insufficienza, se non l’assenza, di coinvolgimento delle forze sociali nella fase istruttoria dei piani.

Dopo aver espresso il rammarico per il mancato e immediato coinvolgimento delle OO.SS., la CISL Scuola ha richiamato due esigenze prioritarie, che intende far valere ad ogni livello del confronto sulla questione del dimensionamento:

  • alle Regioni si chiede di assumere la funzionalità ottimale del servizio, più che il rispetto di “numeri ottimali”, come criterio che deve guidare le scelte con cui si disegna l’offerta formativa sul territorio; in questo senso devono essere attentamente commisurate la dimensione e l’articolazione delle istituzioni scolastiche. Sarebbe sicuramente opportuno, e lo abbiamo chiesto espressamente, consentire una gradualità nel tempo per interventi che la legge impone a decorrere dall’a.s. 2011/12 (ipotesi di fatto irrealizzabile e, infatti, non realizzata), ma che a nostro avviso non esclude possano essere diversamente scaglionati;
  • al Ministero, che di ciò conserva diretta competenza, si chiede di assicurare comunque l’attuale consistenza delle dotazioni organiche, con particolare riferimento a quelle del personale a.t.a. su cui più elevato è il rischio di ricadute derivanti dalle operazioni di dimensionamento. Quanto al numero minimo di 1.000 alunni per la costituzione dei nuovi Istituti Comprensivi, chiediamo che l’Amministrazione dia seguito alla disponibilità oggi manifestata di riconoscere margini di flessibilità nell’applicazione di tale criterio, consentendo eventuali opportune compensazioni.