La Buona Scuola/3: capacità di sintesi operativa e non di retorica antica

Nuove competenze sono essenziali per rinnovare la scuola e riguardano tutto il personale, docenti e dirigenti in primis. Serve una carriera  e una giusta retribuzione per gli insegnanti, la valutazione e  il merito sono essenziali ma non vanno confusi con la carriera, la trasparenza è la base della partecipazione e del coinvolgimento, l’autonomia si coniuga con la responsabilità, l’innovazione richiede organizzazione, tecnologia e spazi fisici… Insomma, investimenti.

Chi ha frequentato il sito de “la Buona Scuola” si è reso conto che spesso è stata proposta una visione parziale, interessata a risolvere un proprio problema immediato, senza pensare all’interesse comune né al futuro. Queste posizioni meritano di essere considerate e di trovare una risposta, ma non certo a discapito di un disegno complessivo che guardi alle esigenze di sistema e per il lungo termine.

Lo sforzo e l’impegno di tutti coloro che hanno accettato di partecipare deve essere considerato e valorizzato: richiede risposte e spiegazioni soddisfacenti e chiare. La partecipazione è segno di civiltà, di cittadinanza matura cui non si possono nascondere, ad esempio, aspetti economici, oppure organizzativi.

In molti si chiedono che senso possa avere immettere in ruolo persone che non matureranno una pensione sufficiente e che magari non hanno le competenze necessarie: a questi docenti, se per anni sono stati utilizzati senza un criterio attento, sulla base di automatismi e regole ottuse, vanno offerte possibilità e soluzioni, non è giusto che debbano pagare le inefficienze del sistema ma non è neanche lecito scaricarne le conseguenze, di inefficienze e della sciatteria di scelte estemporanee, sulla scuola, sulla qualità del servizio: evitiamo che l’ambizione contenuta nelle parole stesse di ‘Buona Scuola’ si riduca ad una… ‘Scuola alla Buona’.