La Buona Scuola, per il Miur è stata la più grande consultazione europea

Supplenze e copertura di cattedre vacanti. Ma non solo. L’organico funzionale che “La buona scuola” vuole introdurre negli istituti scolastici del Belpaese dovrebbe essere utilizzato anche per tempo pieno e compresenze alle Elementari e per il recupero dei “debiti” alle Superiori. Sono solo alcuni dei suggerimenti emersi dalla consultazione avviata dal Governo il 15 settembre, e conclusa due mesi dopo, sulle misure in cantiere per “riformare” il sistema dell’istruzione in Italia.

Una campagna di ascolto che ha fatto registrare 207.000 partecipanti on line, 1.300.000 accessi al sito, 200.000 partecipanti ai dibattiti sul territorio, 5.000 e-mail ricevute, 40 tappe del tour per presentare i contenuti del progetto.

“Come i cittadini ci hanno aiutato a migliorare il Piano del Governo” è la premessa con la quale oggi pomeriggio, nella sede del dicastero, il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha presentato i risultati della consultazione.

Gli italiani hanno espresso la loro opinione anche sull’abilitazione – il 72% vuole un percorso diverso rafforzando le discipline di base (85%), le lingue e il digitale (89%) – e sul nuovo concorso che verrà bandito per reclutare gli insegnanti: più che curriculum, titoli e pubblicazioni dovrebbero “pesare” – dicono – la capacità di insegnare e la competenza nella materia per la quale è stata conquistata l’agognata cattedra, requisiti non sempre scontati. E si dovrebbe intervenire anche sulle classi di concorso, nell’ottica di aggiornare e accorpare.

Quanto alla spinosa questione della valutazione, i più convinti del fatto che debba modificare la retribuzione sembrano essere presidi (87%) e genitori (70%); meno favorevoli i docenti (64%) e gli studenti (56%). Il 90% ritiene comunque che la valutazione dei prof serva a costruire percorsi di miglioramento, posizione in linea con le intenzioni più volte espresse dall’Esecutivo. A guardare i risultati della consultazione e sempre in riferimento alle retribuzioni degli insegnanti, appena il 14% di chi si è espresso in materia ritiene che la crescita della busta paga debba essere legata soltanto agli “scatti” di anzianità. Il 46% si schiera per un sistema misto e il 35% è fan del solo merito. Per l’81% dunque il merito deve contribuire alla crescita degli stipendi, a patto però che ciò non intacchi la collegialità di lavoro.