Italia, allarme demografico: Confindustria lancia 11,2 obiettivi per il futuro dei giovani
Entro il 2050 soltanto l’11,2% della popolazione italiana avrà meno di 14 anni. Il dato, diffuso dall’ISTAT, fotografa un Paese che rischia di diventare sempre più vecchio e sempre meno capace di rigenerare capitale umano, innovazione e crescita. È in questo contesto che Confindustria presenta “11,2 obiettivi per un futuro ancora da scrivere”, un documento strategico che propone una visione sistemica per affrontare una delle crisi più profonde della storia recente italiana: la glaciazione demografica.
Una strategia per rigenerare il capitale umano
L’Italia, secondo le proiezioni, potrebbe perdere oltre 5 milioni di studenti entro il 2050. Un’emorragia che tocca non solo il sistema educativo, ma la tenuta stessa del tessuto sociale e produttivo del Paese.
Confindustria individua tre direttrici strategiche per invertire la rotta:
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Rigenerare chi nasce e studia in Italia (demografia);
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Attrarre chi vuole formarsi e lavorare qui (migrazioni in entrata);
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Trattenere e riportare chi può innovare il Paese (migrazioni in uscita).
1. Demografia: politiche abitative, servizi educativi e empowerment femminile
Rigenerare capitale umano significa innanzitutto creare contesti in cui i giovani possano nascere, crescere e restare. Tra le azioni proposte: piani casa per giovani e famiglie, modelli di co-housing e incentivi per le aree a rischio spopolamento.
Sul fronte educativo, si punta a servizi universali per l’infanzia, con asili nido e scuole dell’infanzia compatibili con i tempi di lavoro, e a una scuola più aperta e orientativa, capace di avvicinare i bambini alle discipline STEM già dalla primaria.
Un capitolo importante riguarda anche l’empowerment femminile, con sportelli di “generatività” per conciliare carriera, formazione e famiglia.
2. Migrazioni IN: dall’immigrazione al capitale di competenze
Secondo Unioncamere–Excelsior, entro il 2028 l’Italia avrà bisogno di 640.000 lavoratori immigrati qualificati. La proposta di Confindustria è chiara: non “importare manodopera”, ma costruire corridoi formativi-lavoro nel Mediterraneo, collegando scuole tecniche e ITS a imprese italiane.
ITS e università dovrebbero diventare ambasciatori del Made and Educated in Italy, mentre le città italiane dovrebbero garantire affordable housing per studenti e lavoratori stranieri.
3. Migrazioni NO-OUT: trattenere e far rientrare i talenti
Negli ultimi dieci anni oltre 337.000 giovani italiani hanno lasciato il Paese, di cui 120.000 laureati. Per contrastare questa tendenza, Confindustria propone incentivi fiscali per il rientro di ricercatori e startupper, reti di ecosistemi dell’innovazione tra università e imprese, e strumenti di venture capital per l’imprenditorialità giovanile e femminile.
Orientamento e competenze: investire sull’educazione
Uno dei nodi centrali del documento è la questione dell’orientamento scolastico e formativo. In Italia, il mismatch tra domanda e offerta di competenze tocca il 48% e costa al Paese oltre 40 miliardi l’anno.
Per ridurre questa distanza, Confindustria propone percorsi di orientamento precoce già dalla scuola primaria, visite in azienda, micro-stage e attività di job shadowing.
Parallelamente, il documento insiste sul potenziamento delle competenze digitali e STE(A)M, ancora carenti: solo il 45% degli adulti italiani possiede competenze digitali di base, contro una media europea del 56%.
Scuola, università, PMI: un’alleanza per il futuro
La scuola viene vista come spazio civico aperto, capace di contrastare dispersione e disuguaglianze territoriali, mentre l’università è chiamata a essere più “globale e industriale”, attraverso task force congiunte Confindustria–CRUI per il trasferimento tecnologico.
Le PMI, infine, devono essere parte attiva dell’innovazione, attraverso reti di Open Innovation Lab e collaborazioni con scuole e centri di ricerca.
Un “Progetto Genesi” per monitorare il cambiamento
A chiudere il documento, il progetto “11,2 Genesi” (Generazioni, Educazione, Nuove Energie, Solidarietà, Innovazione): un cruscotto integrato, aperto e accessibile, per monitorare in tempo reale indicatori come natalità, dispersione, NEET e competenze digitali.
L’obiettivo è creare un open database condiviso tra istituzioni, scuole, università e terzo settore, per garantire trasparenza e rendicontazione delle politiche messe in campo.
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