Al dibattito sulle competenze tuttoscuola.com ha dedicato particolare attenzione nei giorni scorsi.

Uno dei protagonisti del dibattito, Giorgio Israel, ordinario di storia della matematica presso l’università La Sapienza di Roma, ci ha mandato alcune osservazioni che volentieri ospitiamo.

Gentile dott. Vinciguerra,

la ringrazio per l’attenzione cortese che Tuttoscuola riserva ai miei interventi sui temi dell’istruzione.

Desidero soltanto fare un’osservazione relativa al commento “Competenze. Una critica fuori tempo massimo?“.

So benissimo che la legislazione ha assimilato il tema delle competenze da tempo e so anche che su queste scelte pesano le famose (o famigerate) competenze di Lisbona.

Malgrado ciò, non ci può essere un “fuori tempo massimo” quando si parla di questioni culturali, come se queste potessero venire sanzionate una volta per tutte per decreto o per via burocratico-amministrativa.

Quand’anche le “competenze” venissero decretate dall’assemblea dell’ONU, resta aperta la possibilità di contestare sul piano culturale, e quindi anche la possibilità che si torni indietro, o piuttosto si vada avanti verso qualcosa di meglio.

La prova che la questione è inevitabilmente aperta è data, per esempio, dal fatto che la rivista Scuola Democratica ha sentito la necessità di aprire un dibattito “teorico” sulla questione invitandomi a partecipare e offrendomi anche lo spazio di una controreplica. (…).

Deve anche credermi: in tutti i dibattiti cui ho partecipato ho trovato un larghissimo consenso nei confronti delle mie tesi critiche dell’ideologia delle competenze.

Non è questo l’unico ambito in cui si fanno cose in cui non si crede, o senza approfondirne le implicazioni, in nome dello slogan “l’Europa lo vuole”: lo stesso slogan con cui abbiamo fatto a pezzi l’università.

Un cordiale saluto,

Giorgio Israel

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