Inghilterra: dilaga la protesta contro i test nazionali

L’associazione dei dirigenti scolastici inglesi ha votato quasi all’unanimità (94%) a favore del boicottaggio, a partire dal prossimo anno, del test nazionale somministrato agli alunni di undici anni, in inglese, matematica e scienze. L’opposizione dell’associazione al SAT (Standard Achievement Test) segue quello della NUT, la potente organizzazione sindacale degli insegnanti, che il mese scorso aveva deciso di consultare i propri membri per avviare un’azione di boicottaggio.

Se le proteste avranno successo verrà meno il secondo pilastro su cui si basava tutta l’architettura valutativa del sistema scolastico inglese, originariamente congegnata dal governo conservatore di Lady Thatcher. L’altro pilastro, le prove nazionali al compimento del quattordicesimo anno, era crollato travolto dai pasticci verificatisi lo scorso anno.

I dirigenti scolastici e i docenti, nella loro protesta, riprendono argomenti noti e messi in evidenza anche da un autorevole rapporto della commissione parlamentare dedicato all’argomento, pubblicato nel 2008, dove si afferma, tra l’altro, che il sistema di prove nazionali solleva preoccupazioni relativamente a un sottoutilizzo delle abilità professionali dei docenti e al verificarsi di fenomeni di depauperamento del curricolo. Che siano queste motivazioni a spingere diverse scuole, su e giù per la penisola, a defilarsi dalle prove INVALSI?

Certamente tali reazioni, nel paese che è stato pioniere nell’introduzione dei test nazionali e viene tuttora portato ad esempio, suonano come un forte campanello d’allarme per chi vede in un sistema nazionale di valutazione la panacea a tutti i mali della scuola.