Inclusione. Il coraggio di cambiare paradigma

Il paradigma che occorre cambiare, sostiene Italo Fiorin in un ampio servizio pubblicato nel numero di febbraio del mensile Tuttoscuola dedicato alla tematica del sostegno, è quello dell’integrazione. Un modello che pure ha costituito un pregio e un vanto storico della scuola italiana fin dagli anni settanta dello scorso secolo, ma che ora appare inadeguato, e va sostituito con un nuovo modello di riferimento, o paradigma: quello dell’inclusione.

Perché un autorevole esperto della materia come il prof. Italo Fiorin – Presidente del corso di laurea in Scienze della formazione primaria alla LUMSA e Coordinatore del Comitato scientifico del Miur per le Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo – mette in discussione un termine, che è stato anche un modello e un’idea guida per tanti docenti impegnati sull’impegnativa frontiera dell’uguaglianza dei diritti e delle opportunità educative per tutti gli alunni, a partire da quelli che avevano bisogno appunto di essere “integrati”, cioè immessi, inseriti nella comunità scolastica?

La ragione del cambiamento, come viene spiegato nell’ampia analisi presentata nel numero della rivista (per informazioni: tuttoscuola@tuttoscuola.com ; tel. 06/6830.7851), è da ricondurre, da una parte, all’eccesso di delega all’insegnante di sostegno che di fatto ha spesso condotto al disimpegno degli insegnanti ordinari, dall’altra all’ampliamento della nozione di ‘Bisogno Educativo Speciale’ (BES) all’universo degli alunni, come raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’ONU.

Il nuovo paradigma, dunque, non è più quello di ‘integrare’ alcuni nelle classi comuni, ma quello di riconoscere a tutti, senza distinzioni, il diritto e la possibilità di apprendere: con le modalità e i tempi richiesti dalla condizione biologica, psicologica e sociale di ciascuno.