In ruolo i docenti di religione cattolica/2

Attualmente i docenti incaricati dell’insegnamento della religione cattolica sono 22.225 (in leggera flessione nell’ultimo quinquennio).
Su questi posti di incarico annuo si computa quel 70% che rappresenta il limite massimo di disponibilità per l’immissione in ruolo, ovvero circa 15.500 posti. Per la maggior parte di loro il ruolo rappresenta una normalizzazione del rapporto di lavoro già in atto, con garanzia di sicurezza per il futuro, comunque legata sempre al permanere del benestare dell’autorità ecclesiastica.
I sindacati sono su posizioni diverse: la Cisl-scuola aveva da tempo espresso il suo pieno assenso, soddisfatto lo Snadir, il sindacato autonomo di settore, mentre la Cgil-scuola è critica soprattutto per
la previsione contenuta nella legge secondo cui spetta all’autorità ecclesiastica (lo prevede l’intesa concordataria tra Italia e Santa Sede del 1985) il riconoscimento (o il disconoscimento) dell’idoneità all’insegnamento. Perplessità si registrano anche in diversi ambienti scolastici e tra il personale precario per la possibilità che i docenti di ruolo per l’insegnamento della religione cattolica, nel caso perdano il benestare dell’autorità ecclesiastica o si ritrovino soprannumerari per mancanza di posto, possano accedere a posti di insegnante ordinario, se possiedono la prescritta abilitazione. C’è già chi vede in questo una comoda scorciatoia.
Tutti i disegni di legge presentati in Parlamento, compresi quelli dell’Ulivo e della Margherita, prevedono comunque questa possibilità di transitare nei ruoli ordinari, ma, sulla base di quanto era stato già approvato nella precedente legislatura, condizionano il passaggio ad una anzianità in ruolo di almeno cinque anni.