In due anni hanno chiuso 349 scuole paritarie

Meno alunni, meno rette, mentre i costi di gestione (in primis quelli del personale per il quale, a differenza dei contratti pubblici, i rinnovi contrattuali sono recenti) tendono inesorabilmente ad aumentare, a fronte dei contributi finanziari dello Stato non incrementati ed erogati con ritardo.

In questo modo la sopravvivenza delle scuole paritarie è sempre più a rischio.

In base ai dati ufficiali pubblicati dal Miur, tra il 2012-13 e il 2014-15 hanno chiuso definitivamente

349 istituti, prevalentemente nel settore della scuola dell’infanzia.

La Campania è stata costretta a chiudere 89 scuole paritarie; in Puglia hanno cessato l’attività 44 scuole, 41 in Sicilia. Al Nord nel Veneto, che con la Lombardia detiene il maggior numero di istituti paritari, hanno chiuso i battenti 38 scuole, di cui 31 dell’infanzia.

Sono spesso le scuole dell’infanzia – quasi sempre di ridotte dimensioni – a risentire per prime delle difficoltà di gestione. Nel periodo considerato hanno chiuso i battenti ben 272 scuole dell’infanzia, di cui la metà al Sud.

Proprio sulla chiusura delle scuole dell’infanzia va fatta una riflessione.

A differenza degli altri settori scolastici che quasi sempre operano in regime di concorrenza, le scuole dell’infanzia private, spesso a gestione parrocchiale, sono ubicate in territori della provincia dove non vi sono altri servizi pubblici.

Svolgono quindi un servizio sociale esclusivo. La loro chiusura sottrae completamente alla popolazione un servizio esclusivo, costringendo le famiglie a cercare scuole lontane e a caricarsi, quindi, di ulteriori spese. E capita anche che rinuncino del tutto alla scuola.   

In quei casi l’alternativa ad una scuola dell’infanzia privata non è una scuola statale: è il nulla.