
Il test Invalsi e la maturità che ‘vorrei’, visti con gli occhi del docente
Maturità e prove nazionali Invalsi all’Esame di Stato sono al centro di una bella lettera che ci ha scritto la lettrice – e insegnante – Annamaria Parma, in cui racconta come vorrebbe che evolvessero, già dall’anno prossimo, le prove d’esame e la possibilità di assegnare punteggi più congrui.
Segue l’intervento di Giuseppe Richiedei.
Invitiamo anche gli altri lettori a inviarci come vorrebbero che cambiasse la maturità, scrivendoci come di consueto a botta_e_risposta@tuttoscuola.com.
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Da pensionato dirigente, ex maestro elementare e genitore impegnato negli organi collegiali condivido pienamente quanto espresso dall’insegnante Parma Annamaria.
Però, solo per l’aspetto contraddittorio, denunciato pure dall’insegnante, che la prova invalsi ricada sull’allievo e non sulla scuola, corresponsabile del livello raggiunto dall’allievo nell’apprendimento e nello sviluppo della sua personalità.
Il dramma sta che si vuole buttare il bambino con l’acqua sporca. L’acqua sporca è il conteggiare il risultato INVALSI nel voto finale del ragazzo, il bambino sono le prove INVALSI, che finalmente possono costituire un metro di misura per quanto possibile oggettivo, che liberi la scuola dal soggettivismo, spesso improvvisato e ingiustificato, di molti insegnanti nel valutare il profitto dei propri allievi. Finalmente il ragazzo non si illuderebbe dell’otto ingiustificato, né si deprimerebbe troppo del sei striminzito dell’insegnante inutilmente severo.
Mi pare opportuno che le prove INVALSi siano attuate sia n in occasione degli esami del primo Ciclo e del secondo Ciclo, intese come termine di confronto per disporre di un minimo elemento di confronto e di valutazione tra tutte le scuole di ogni regione e di ogni latitudine del nostro Paese. Finalmente tutti i genitori e tutti gli studenti, individualmente, disporrebbero di una riprova oggettiva e trasparente per denunciare l’eventuale incompetenza oppure l’eccessiva severità della propria scuola. I risultati invalsi potrebbe costituire il “riscontro incontestabile ” per i genitori e gli studenti che, in coerenza con quanto stabilisce il regolamento dell’autonomia, chiedono cambiamenti e presentano proposte per una scuola più accogliente, meno autoreferente, più attenta ai risultati raggiunti sia in campo culturale che educativo.
In questi mesi in ogni occasione in cui sono gli insegnanti ad essere valutati per superare un concorso o per ottenere un’ammissione, si solleva ogni sorte di contestazione nell’esigere “prove oggettive”, evidenziando il grado di aleatorietà del concetto di “oggettività” in campo educativo e sollevando l’obiezione, per certi aspetti drammatica nel nostro Paese, di “chi valuta i valutatori”.
Noto, purtroppo, che tanta elaborazione critica, per molti versi condivisibile, non trovi altrettanta vis polemica e coerenza logica quando si tratta degli stessi docenti che valutano gli allievi o del fatto che la gran parte dei docenti sia in cattedra per meriti di “anzianità”. La tematica della valutazione del servizio scolastico e della valutazione dei docenti si sta rivelando, giorno dopo giorno, un’opportunità unica per un dibattito approfondito nella sua globalità, cominciando dagli allievi, rispettati nella loro dignità di persone alla pari dei docenti e dei dirigenti.
Giuseppe Richiedei
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