La scorsa settimana il Tar del Lazio ha rinviato alla Corte costituzionale l’art. 64 comma 2 della legge n. 133/2008 considerando non infondata la questione di illegittimità costituzionale sollevata dal sindacato Snals in merito alla riduzione del 17% del personale amministrativo della scuola nel triennio 2009-2011, da tale comma disposta.

Sempre per iniziativa dello Snals il Tar aveva accolto nel luglio 2010 il ricorso contro la riduzione dell’orario settimanale nelle classi intermedie degli istituti tecnici e professionali. E’ ormai difficile tenere la contabilità degli interventi effettuati in campo scolastico dalla giustizia amministrativa, e in particolare dal Tar del Lazio, competente in materia di legislazione nazionale.

I sindacati, in particolare quelli autonomi vecchi e nuovi, con alla testa l’attivissimo Anief (basti ricordare la tormentata vicenda delle graduatorie), hanno individuato nella via giudiziaria una nuova e più efficace modalità di lotta sindacale e se ne avvalgono in modo sistematico. Ma più che di lotta ‘sindacale’ sarebbe forse più corretto parlare di una forma di azione ‘post-sindacale’. Della rinuncia cioè alle tradizionali modalità della lotta sindacale – trattative, assemblee, scioperi, negoziato, accordi – in favore dei ricorsi e della carta bollata.

La motivazione avanzata dallo Snals a giustificazione di questa scelta è stata data con chiarezza dal suo segretario Marco Paolo Nigi: “Quello scolastico è un servizio che, in tutte le sue componenti, riguarda un diritto fondamentale garantito dalla Carta costituzionale, il diritto all’istruzione, e pertanto non può scendere al di sotto di standard qualitativi minimi”.

In questo modo, però, è difficile sfuggire al sospetto che si stia di fatto attribuendo alla magistratura amministrativa il ruolo di una ‘terza Camera’, addirittura più importante delle prime due perché in grado di ridiscuterne e modificarne le decisioni. Dopo “Porta a porta” di Vespa, il Tar del Lazio…