Il protocollo Valditara-Cecchettin contro la violenza sulle donne

Lo scorso 8 gennaio il ministro Giuseppe Valditara e Gino Cecchettin, padre di Giulia, hanno sottoscritto il protocollo tra il MIM e la Fondazione Giulia Cecchettin che dà il via a un piano di iniziative volte a prevenire e contrastare la violenza contro le donne, a partire dalle scuole.

La notizia, per la verità, ha ricevuto dai media uno spazio inferiore a quello che avrebbe meritato, considerato che il testo del protocollo, riportato in sintesi dall’ANSA, ne aveva comunque ben evidenziato l’importanza e le potenzialità. Il protocollo è articolato in 5 punti.

Il primo prevede che “le parti, nel quadro delle rispettive competenze intendono avviare una collaborazione volta alla definizione di progettualità per supportare le studentesse e studenti delle scuole di ogni ordine e grado ad affermare la cultura del rispetto verso ogni persona e, in particolare, del rispetto verso le donne”. Guidati da esperti e testimoni gli studenti potranno affrontare e superare le criticità nelle relazioni di genere, sia nel contesto scolastico che in quello esterno e verrà loro insegnato a valorizzare relazioni paritarie per “promuovere la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo e non violento; a trasmettere il valore del rispetto per ogni essere umano, della vita, della libertà e dell’autodeterminazione”.

Per l’attuazione di queste finalità “le parti si impegnano a svolgere, innanzitutto nell’ambito dell’insegnamento dell’educazione civica, attività di sensibilizzazione rivolte a studentesse e studenti delle scuole di ogni ordine e grado sul tema degli stereotipi di genere, delle discriminazioni e delle offese alla dignità delle donne e della gestione non violenta dei conflitti”. Per i docenti delle scuole di ogni ordine e grado sono previsti corsi di formazione su scala nazionale, tenuti anche da enti di ricerca come università, e organizzazioni e reti nazionali con comprovata esperienza nell’educazione al rispetto delle differenze, nella cultura della nonviolenza e nel contrasto agli stereotipi.

Altri scopi contenuti nel protocollo sono la diffusione nelle scuole di esempi di buone pratiche anche attraverso il ricorso al “peer tutoring” e alla “peer education” nonché alle testimonianze di giovani che hanno affrontato in modo corretto e positivo situazioni relazionali complesse, e la promozione di gruppi di lavoro/discussione tra studentesse e studenti, con il coinvolgimento di docenti e l’eventuale supporto di organismi scientifici o professionali.

Il Protocollo ha validità a partire dalla data di sottoscrizione e ha la durata di tre anni.

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