
Il Pd di Renzi e il primato della politica
E’ un segno dei tempi, e di quanto il panorama della politica italiana sia cambiato da un anno (nascita del governo Renzi) a oggi, che il baricentro delle decisioni si sia spostato pressoché interamente sulla figura del presidente del Consiglio, che è anche il segretario di un Pd uscito molto rafforzato dalle elezioni europee di maggio.
Lo si vede bene nella politica scolastica, dove la scena è dominata dalle proposte contenute nel documento governativo ‘La Buona Scuola’: da un anno si discute di queste proposte, ma poco in Parlamento e per nulla al tavolo della contrattazione sindacale. Moltissimo, invece, sui media e soprattutto sui social media, alla ricerca del consenso.
Il decisionismo del premier, che si è visto bene nella vicenda dell’elezione del presidente della Repubblica, che con quella operazione ha riunificato il suo partito, e in quella del Jobs Act, che al contrario lo ha diviso, avrà sul terreno della scuola un ulteriore banco di prova. Finora il governo Renzi, a differenza di quasi tutti quelli che lo hanno preceduto, non ha cercato di dialogare con i sindacati della scuola, facendo intendere di considerarli corresponsabili del suo pessimo stato, a partire dalla mancata soluzione del problema del precariato. Ha provato, con la versione iniziale della Buona Scuola, a lanciare l’idea di una modifica legislativa dello status giuridico ed economico dei docenti, non escludendo il ricorso al decreto legge. Ha alla fine mostrato disponibilità ad ampliare la platea dei beneficiari dell’immissione in ruolo andando al di là degli iniziali 148.000 ex Gae e confermando il concorso ad (almeno) 40.000 cattedre.
Nel frattempo il ministro dell’istruzione Giannini, entrata nel Pd, e il sottosegretario Faraone spingono su altri fronti, dalla sicurezza degli edifici agli insegnanti di sostegno al CLIL, ma sempre puntando sull’azione di governo e su tempi rapidi, senza le faticose mediazioni sindacali e istituzionali del passato. Se il piano riuscirà, anche solo in parte (la carne al fuoco è molta, e le resistenze forti), si potrà dire che con Renzi si è aperta una fase di rilancio (‘primato’?) della politica intesa come autonoma capacità della leadership politica di porsi come elemento catalizzatore e decisionale del cambiamento.
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