Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Il "diritto al successo formativo"? Non esiste, anzi

Parole infuocate sono risuonate la scorsa settimana nell’austera aula magna del liceo classico Visconti di Roma, dove il “Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità“, formato da professori e dirigenti scolastici del capoluogo toscano, ha promosso la presentazione di una lettera aperta ai partiti e ai candidati, sottoscritta da 16 noti docenti universitari, giornalisti ed esperti.

Di “disastro pedagogico” e “alleanza perversa tra sessantottismo, pedagogismo e permissivismo” ha parlato per esempio Mario Pirani, editorialista di Repubblica, uno dei quattro firmatari dell’appello presenti al Visconti. Nel mirino di Pirani è finito soprattutto “l’efferato pedagogismo” che ha condotto all’invenzione di un presunto “diritto al successo formativo“: un diritto inesistente (di cui si parla però addirittura in testi normativi), in nome del quale insegnanti pavidi e dirigenti scolastici conniventi hanno finito – secondo Pirani – per eliminare ogni forma di serio impegno e di riconoscimento del merito.

Altrettanto severo è stato l’intervento di Giorgio Israel, matematico dell’università di Roma, secondo il quale la scuola italiana attuale “sforna semianalfabeti che poi diventano anche insegnanti“. Servono invece “rigore, qualità, merito e disciplina, altrimenti sarà il colpo di grazia“.

Del bisogno di una “cultura forte” e di una “scuola severa“, contro ogni vago buonismo, ha parlato anche Giulio Ferroni, italianista della Sapienza, autore già dieci anni fa di un testo, “La scuola sospesa“, nel quale denunciava il carattere illusorio delle politiche scolastiche volte ad attenuare il fisiologico carattere selettivo e impegnativo di una seria formazione scolastica.

Secondo Giorgio Ragazzini, uno dei fondatori del Gruppo, “ci sono bravi docenti che vengono colpevolizzati. E’ l’eredità degli Anni Settanta. La scuola selezionava, ma il donmilanismo, una cattiva interpretazione del pensiero di chi ha scritto ‘Lettera a una professoressa’, ha colpevolizzato un’intera classe di docenti che i voti li metteva“.

Contro l’idea che basti tornare indietro, a un modello di scuola astrattamente selettiva, ha mosso però serie obiezioni Giorgio Allulli, secondo il quale occorre piuttosto guardare a sistemi scolastici, come quello finlandese, più flessibili e meglio organizzati del nostro. Fermo restando però, ha aggiunto, il riconoscimento del merito non solo per gli studenti ma anche per gli insegnanti.

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