Il Coordinamento per l’infanzia rilancia i campi di esperienze e boccia gli anticipi

Tra i diversi soggetti che nei giorni scorsi hanno effettuato l’audizione presso il ministero della Pubblica Istruzione in vista della revisione delle Indicazioni nazionali, vi è stato anche il Coordinamento nazionale per le politiche dell’infanzia e della sua scuola che, come esso stesso si definisce, è un “soggetto plurale cui aderiscono sindacati e associazioni professionali degli insegnanti e dei dirigenti scolastici”, composto da Aimc, Andis, Cidi, Cisl-scuola, Flc-Cgil, Mce, Snals-Confsal e Uil-scuola.

Il Coordinamento, nel richiamare e rilanciare il processo evolutivo della scuola dell’infanzia registrato fino ai primi anni del 2000, ha invocato la piena valorizzazione dei “campi di esperienza” quali “chiavi interpretative della realtà, in grado di promuovere competenze specifiche e trasversali, che danno forza al pensiero del bambino, in una visione integrata e unitaria delle diverse dimensioni dello sviluppo“.

Il Coordinamento ha preso nettamente le distanze da ogni forma di anticipazione (in ingresso e in uscita) nella scuola dell’infanzia, anche con riferimento all’adombrata possibilità di ampliare verso il basso la potenziale tipologia di utenza (leggi: sezioni primavera).

Ha sottolineato l’attualità degli Orientamenti per l’infanzia del 1991 e ha chiesto, per questa scuola dei bambini dai 3 ai 6 anni, un quadro normativo e culturale meglio definito per “rimettere al centro l’interpretazione autentica di autonomia e curricolo“.

La scuola dell’infanzia, insomma, dovrà tornare ad essere il primo gradino di un percorso di costruzione dell’dentità, della cittadinanza, delle competenze.