Il Consiglio dei ministri si adegua (a denti stretti) al piano di assunzioni

Dopo che il Parlamento, in sede di conversione del decreto legge 97/2004, ha introdotto il vincolo di un piano pluriennale di assunzione dei docenti per far fronte al turn over dei prossimi anni e per coprire gli attuali numerosi posti vacanti, il Consiglio dei ministri ha esaminato la nuova norma e “ha confermato l’impegno, assunto nel corso dell’esame parlamentare, a varare il predetto piano soltanto dopo aver provveduto a reperire i necessari mezzi finanziari di copertura“.
Quel “soltanto” dopo aver provveduto a reperire i mezzi finanziari conferma che la legge varata dal Parlamento è una legge di principio, la cui attuazione impone la individuazione puntuale della fonte di finanziamento in primo luogo nel prossimo DPEF e poi nella prossima finanziaria.
Certo che di fronte al vincolo posto dalla legge, l’Esecutivo ha assunto l’impegno morale di reperire le risorse per darvi attuazione, anziché condizionare l’attuazione stessa al loro reperimento. Ma c’è da chiedersi se la questione “risorse finanziarie” è pretestuosa o reale.
Poiché infatti l’assunzione in ruolo dei docenti non comporta, per il primo anno, sostanziali oneri aggiuntivi rispetto al costo dei docenti supplenti annui nominati sui posti vacanti e retribuiti tutto l’anno esattamente come un docente di ruolo di prima nomina, la riserva – coerente con quanto avvenuto in questi ultimi due anni – sembra nascondere l’intenzione di non volere disporre nomine in ruolo per mantenersi liberi da vincoli di fronte a ipotesi (oggi più che mai improponibili) di drastica riduzione degli organici degli insegnanti.
Se mai questo progetto ha accarezzato la mente del ministro dell’Economia, di fronte alle esigenze della riforma del sistema scolastico e alle dichiarate finalità di personalizzazione come è pensabile che si possa progettare riduzioni ulteriori di organico dei docenti?