Tuttoscuola: Non solo statale

Il bonus tra merito e legittimità

Il bonus per gli studenti delle scuole paritarie è uno dei corni del dibattito, acceso e polemico, di questo inizio d’anno scolastico che ha più richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica, insieme all’altra questione del disegno di legge che dovrebbe dare risoluzione ai nodi irrisolti del precariato.
Avranno diritto a richiederlo le famiglie dei ragazzi iscritti a scuole paritarie elementari, medie e alla prima classe degli istituti superiori. Un potenziale massimo di 270 mila interessati che consentirebbe di spartire i 30 milioni di euro del fondo in quote individuali che potrebbero andare da un minimo di 110 a un massimo di 150 euro all’anno.
Qualcosa di quasi simbolico rispetto alle rette richieste da molte scuole. Se non vi sono altre ragioni per farlo, non sarà “l’elemosina del bonus” (come qualcuno l’ha chiamata) ad attirare nuovi clienti verso la privata, se non in misura molto limitata.
Il bonus potrebbe invece servire per affermare un principio, anzi un diritto riconosciuto. E’ quello che ha voluto fare la Finanziaria 2003: un provvedimento che il Parlamento ha approvato da quasi un anno e che, sotto l’aspetto di costituzionalità, ha avuto il parere favorevole delle apposite commissioni delle Camere. Il principio sostenuto è che la Costituzione prevede che lo Stato non debba avere oneri verso le scuole non statali, non verso le famiglie dei ragazzi che le frequentano. Lo stesso principio a cui si rifanno molte leggi regionali per il diritto allo studio, che prevedono appunto bonus per le famiglie.

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