
Iannalfo (CDP) a Tuttoscuola: No al neoliberismo renziano
Parla il coordinatore nazionale dell'Associazione CDP, il Coordinamento Docenti Precari, Nicola Iannalfo
Come giudica in linea generale il concorsone indetto dal governo-Renzi?
La scarsa interlocuzione con la componente scolastica e con le sigle sindacali e conseguentemente il mancato confronto sulla procedura di reclutamento ha generato un concorso stretto sui tempi e dubbio sulle modalità di espletamento.
Dopo tanti anni comunque almeno è stato bandito un nuovo concorso…
L’istituto del concorso come valutazione sincronica non rappresenta più lo strumento adatto alla selezione del personale docente. La valutazione del docente non può prescindere dall’analisi della sua capacità di gestire il gruppo-classe, dal rapporto con i genitori e dalla partecipazione agli organi collegiali scolastici, valutazioni oggi non tenute minimamente in considerazione.
Per la prima volta si introduce un criterio meritocratico…
La meritocrazia non può valutare la valenza della performance di un singolo giorno o di una singola prova.
Scuola e precariato, una storia complicata, annosa, strumentalizzata, drammatica. Una piaga. Vista dal di dentro, secondo lei come se ne esce?
Con un nuovo strumento di reclutamento: un inserimento con anno di prova dal valore concorsuale per tutti i posti vacanti disponibili.
Cosa ne pensa della riforma della scuola? E’ davvero una normativa ‘ad personam’, ovvero ad hoc per la consorte del premier, Agnese Renzi?
Non credo. È semplicemente una normativa figlia di una cultura neoliberista.
Lei è d’accordo, oppure no, con l’introduzione della premialità per i professori?
In discussione non è la premialità, quanto piuttosto i criteri di valutazione del merito, difficilmente oggettivizzabili.
Lei in passato ha curato l’aggiornamento professionale (pur essendo stato dichiarato obbligatorio solo con la ‘Buona scuola’), e se sì come?
Si. Ho seguito corsi di aggiornamento sulla mia classe di concorso, presso l’Università o agenzie formative.
Fra i punti più discussi c’è certamente quello cosiddetto del preside-sceriffo: un rischio reale, o un’occasione di miglioramento del nostro sistema dell’istruzione…
Il rischio è che sia caricato di valenza imprenditoriale il ruolo di un dirigente che dovrebbe mantenere un profilo educativo-culturale.
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