I testi leggeri della Moratti

Per ora niente libri di testo on line. Le dimissioni del ministro Tremonti hanno determinato il rinvio del Consiglio dei Ministri del 3 luglio che avrebbe dovuto esaminare il documento per il rilancio dell’economia che, tra l’altro, prevedeva la possibilità per i docenti di privilegiare per la scuola primaria e secondaria i libri di testo prodotti nella doppia versione a stampa e on line.
La proposta era stata anticipata dalla Moratti in dichiarazioni alla stampa.
Un’idea apparentemente buona che avrebbe avuto nei propositi tre effetti: sul bilancio dello Stato per il risparmio di spesa sulla fornitura gratuita dei libri di testo per gli alunni della scuola primaria; sulla salute degli alunni i quali potendo “squinternare” e ricomporre i testi scolastici secondo le esigenze didattiche giornaliere avrebbero visto risolto il problema del peso degli zainetti; sulle famiglie che avrebbero beneficiato della diminuzione del costo dei libri scolastici.
Il fatto è che la proposta, certamente innovativa, appare impraticabile negli attuali contesti, non soltanto per l’opposizione degli editori – ognuno difende l’interesse che rappresenta che comunque incontra un limite nell’interesse generale – ma anche per problemi di fattibilità. Ad esempio, infatti, chi garantisce che di un determinato testo venga fatta una sola copia (quella per cui sono pagati i diritti) e non più copie da offrire a parenti, amici, etc…? Si tratta dello stesso problema che sconsiglia gli editori dal mettere in commercio libri su Internet.
Qualche elemento di orientamento potrebbe essere tratto dalle esperienze degli altri paesi europei. In Gran Bretagna e Germania i libri sono prestati dalla scuola agli alunni e vengono restituiti alla fine dell’anno scolastico. L’alunno è responsabile della tenuta del libro e del risarcimento del danno non imputabile alla normale usura. Così il libro, oltre ad essere usato da diversi studenti, è anche strumento di educazione al rispetto dell’altro.
Forse sarebbe meglio ispirarsi a queste esperienze, piuttosto che tentare una strada tanto radicale quanto in fondo velleitaria come quella di “scaricare” i libri di testo da Internet.