I supplenti scelgono e le scuole vanno in tilt

Cattedre vuote e presidi in affanno: da quest’anno è entrato in vigore per la prima volta il regolamento per le supplenze, varato dal ministero dell’Istruzione nel maggio del 2000 (d.m. 25 maggio 2000), con qualche conseguenza imprevista.
Fra le nuove regole che hanno sovvertito la prassi delle procedure di assunzione, ve ne è una (art. 8, lett. B) che non prevede nessuna conseguenza in caso di rifiuto della proposta di supplenza, mentre prima l’aspirante supplente veniva messo in coda alla graduatoria di istituto.
Oggi, senza correre più quel rischio, gli aspiranti supplenti possono decidere liberamente e, se del caso, rifiutare senza subire alcuna penale.
L’effetto di questa disposizione, più attenta al diritto del personale che alle esigenze del servizio, sta mettendo in difficoltà molte scuole che si vedono rifiutare sistematicamente le proposte di supplenza medio lunga (maternità, malattia del docente, aspettativa, ecc.) da parte di supplenti che aspirano a qualcosa di meglio.
I supplenti hanno potuto iscriversi alle graduatorie di ben 30 istituti (prima il limite di richieste era 20 e, addirittura, solo 3 nei circoli didattici).
Il docente precario – che per supplenze di durata superiore ai 30 giorni ha tempo 24 ore per decidere – ha un’ampia rosa di scelte e quindi, nella speranza del meglio, può cercare offerte migliori. E la scuola, senza supplente, in attesa di decisioni che vengono rinviate o di nuovi supplenti da contattare, va in tilt.
In migliaia di classi di tutta Italia, fin dal primo giorno di scuola si è in attesa che il supplente faccia la sua scelta definitiva. E la cattedra resta vuota.