I sindacati presentano il conto: è salato

I sindacati della scuola, sia confederali che autonomi, hanno deciso di giocare d’anticipo, presentando al nuovo ministro, prima ancora che sia nominato, un conto che si può definire salato.
Nella stessa settimana la FLC-CGIL e lo SNALS hanno tenuto manifestazioni nazionali, la prima a Napoli, il secondo a Roma, davanti al Parlamento, e anche i sindacati scuola della CISL e della UIL hanno preso posizione con i rispettivi segretari generali.
Il punto di convergenza dei sindacati è in sostanza la richiesta di porre termine in modo radicale al fenomeno del precariato, e il numero magico è 200.000: 127.000 docenti e 73.000 tra ausiliari, tecnici e amministrativi (ATA). “Tutti e subito“, ha detto Enrico Panini a Napoli, in occasione del convegno della FLC-CGIL su “Il lavoro precario nel mondo della conoscenza”, già con il DPEF 2007 e con la prossima legge finanziaria.
E come? Superando il doppio organico, “cioè la pretestuosa distinzione tra organico di diritto e organico di fatto, e riportando a un unico organico tutti i posti disponibili“, ha detto lo SNALS per bocca del suo segretario generale vicario, Marco Paolo Nigi. Sulla stessa linea la UIL con Di Menna, mentre Scrima (CISL) ha detto che i sindacati “sono stanchi di audizioni parlamentari e incontri ministeriali che non producono i risultati attesi“.
Per la verità, fa una certa impressione che i sindacati, praticamente all’unanimità, mettano la questione del precariato, e non anche quella della riqualificazione e dello sviluppo della scuola, in cima all’elenco delle priorità. E che a fronte della richiesta di stabilizzare il personale precario non ci sia pure un accenno a nuove e diverse modalità di organizzazione del lavoro, magari più allineate (insieme ai salari) con i modelli medi europei.