I precari tra auguri e contro-auguri

Ci stanno arrivando online, attraverso la piattaforma Disqus, visibile sul nostro portale, numerosi commenti all’articolo da noi pubblicato qualche ora fa, nel quale abbiamo dato conto dei ‘contro-auguri’ inviati al ministro da un gruppo Facebook intitolato ‘Precari Uniti contro i tagli’, come cortesemente comunicatoci dall’autrice del testo, integralmente leggibile in uno dei post sottostanti.

Cogliamo l’occasione per chiarire meglio il nostro punto di vista (che è quello della rivista, non di un suo singolo collaboratore), premettendo che è nostra consolidata abitudine (non tutti lo fanno) quella di dare spazio e visibilità a tutte le posizioni, come abbiamo fatto anche in questo caso, lasciando anche la possibilità ai lettori di intervenire direttamente (che non va però intesa come libertà di insultare, né noi né altri).

Se qualche lettore ha avuto l’impressione che l’intera categoria dei precari sia stata da noi giudicata ‘corporativa’ ce ne dispiace, non era nelle nostre intenzioni, e d’altra parte è noto – e lo ribadiamo – che Tuttoscuola ha sempre visto nella diffusa condizione di precarietà del personale scolastico una inaccettabile anomalia della scuola italiana dovuta a precise, gravi e ricorrenti responsabilità soprattutto politiche: una anomalia di cui gli interessati non hanno alcuna colpa e che si sarebbe potuto e dovuto rimuovere da tempo stabilizzando il personale che in questi anni ha consentito alla scuola italiana di funzionare, come in parte (e in ritardo) è avvenuto con le recenti 21.000 assunzioni.
Numerose analisi e prese di posizione di Tuttoscuola in questo senso, che dimostravano dati alla mano l’improduttività oltre che l’aberrazione di licenziare ogni anno risorse che si sarebbero di lì a poco riassunte in quanto indispensabili al funzionamento della scuola, hanno certamente contribuito al dibattito e probabilmente anche alle decisioni di effettuare negli ultimi anni un certo numero di immissioni in ruolo (purtroppo meno di quelle che si dovrebbero fare). Continueremo a sostenere questa posizione.

Ci è sembrato invece che alcune delle espressioni e argomentazioni utilizzate nella ‘contro-lettera’ dei Precari Uniti rivelino una sorta di pregiudizio negativo, manifestato con un linguaggio dai toni a volte drastici e offensivi, nei confronti delle innovazioni (alcune realizzate, altre solo proposte), da quelle che riguardano la valutazione di sistema a modalità di formazione e reclutamento che – fermi restando i diritti acquisiti su campo – consentano l’ingresso nei ruoli anche a giovani laureati non compresi nelle Graduatorie ad esaurimento.
Come è nella linea a cui ci ispiriamo, abbiamo dato conto delle posizioni espresse e abbiamo riportato separatamente il nostro commento, nel rispetto di quelle opinioni, di chi le ha scritte e di chi le condivide.

In questo senso ed entro questi limiti abbiamo parlato – forse con un eccesso di sintesi a cui talvolta la forma della notizia breve induce – di “ottica della corporazione che si difende”: ci riferivamo alle argomentazioni, non certo alle persone, che in gran parte hanno dalla loro parte il diritto e le leggi vigenti.