I pesanti costi della politica nel Lazio

Uno studio della Cisl-scuola regionale

Mentre in queste ore il Parlamento si appresta ad approvare la manovra di stabilizzazione finanziaria con l’obiettivo di portare fuori dalla crisi il nostro Paese, si intensificano le critiche dei costi della politica, su cui più volte Tuttoscuola è intervenuta, non solo per rilevare il peso insopportabile di quelle spese fuori controllo, ma anche per evidenziare l’iniquità dei sacrifici a senso unico che sfiorano la casta.

La CISL del Lazio ha recentemente pubblicato sul suo sito (www.cisllazio.it) uno studio sui costi della politica nel Lazio da cui emerge che il consiglio regionale l’anno scorso è costato oltre 131 milioni di euro e che le retribuzioni mensili dei consiglieri variano tra 8.000 e 10.000 euro.

Il tutto per produrre, rileva ironicamente il sindacato, tre leggi regionali all’anno, al netto di quelle di bilancio.

Alla remunerazione di “base” si aggiungono naturalmente altre voci pro-casta. Come, ad esempio, il vitalizio post carriera erogabile già dal 50° anno di età, la cumulabilità del vitalizio regionale e della pensione da deputato (meccanismo che premia 22 fortunati nel Lazio), i gruppi consiliari composti da un solo membro (8 su 17 gruppi) con diritto ad ulteriori indennità, e così via, fino a giungere alla poco commendevole vicenda dei rimborsi che spettano a chi risiede ad oltre 15 kilometri dal Consiglio Regionale; benefit aggiuntivo che sembra abbia dato luogo a tutta una serie di trasferimenti di domicilio tra i consiglieri.

Mentre il decreto legge 98/2011 cerca finalmente di contenere i costi della politica nazionale con alcune misure ad hoc, non si ha ancora notizia di analoghe iniziative da parte del Consiglio regionale del Lazio e di altre Regioni (ma si spera in un ravvedimento).

Tornando allo studio della Cisl-scuola non si può non rilevare come “In ogni caso, tutti i 70 consiglieri regionali, di maggioranza ed opposizione, godono di indennità che si aggiungono alla retribuzione tabellare, dovendo essi distribuirsi 81 incarichi retribuiti.

Il sindacato aggiunge una considerazione amara: “Il costo annuo del Consiglio Regionale equivale, ad occhio e croce, agli stipendi di circa 6.000 di quegli 11.000 operatori scolastici che non troveranno più posto al termine del triennio di tagli agli organici della Gelmini. Laddove non fosse sufficiente , notiamo che il sistema regionale di formazione professionale destinato a giovani tra i 14 e i 16 anni vivrà, nel 2011, con meno della metà di quanto costa il Consiglio Regionale (ossia con 52 mln di euro), ma nel 2012 sembra doversi accontentare, almeno al momento, di 17 milioni di euro.

Aggiungiamo al tutto i i costi della Giunta Regionale, delle province e dei comuni e ognuno potrà serenamente ed oggettivamente valutare quanto il sistema sia ormai fuori controllo e quale problema di equa ripartizione del carico dei sacrifici si ponga al Paese, ormai in modo indifferibile.

Non si può non essere d’accordo.

E se i presidenti regionali avessero un sussulto di equità anticasta?