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‘Nuovi licei: l’avventura della conoscenza’ è il titolo del convegno che si è svolto l’11 ottobre alla Luiss, promosso dalla Fondazione per la scuola-Compagnia di San Paolo.

“Le scuole – ha affermato la presidente della Fondazione, Anna Maria Poggi – hanno bisogno di essere accompagnate nel percorso di riforma, perché non ci sono più programmi ministeriali, ma solo indicazioni”. E una serie di consigli su come mettere in pratica tali indicazioni sono arrivati, tra gli altri, da esperti in italiano, storia e matematica.  

Per quanto riguarda l’italiano il linguista Gian Luigi Beccaria ha auspicato  che “al di là della grammatica” sia più sviluppato in classe “il rapporto tra lingua e cultura, per agganciare  di più i ragazzi alla realtà”. Ma non bisogna dare alla scuola e ai licei “un orientamento professionalizzante”;  al contrario, servirebbe “una formazione generalizzante”.

Lo storico Walter Barberis ha messo in guardia da “un uso politico della storia del Novecento: la storia – ha detto – è una procedura critica in cui la memoria è una pura componente, ma tutte le dimostrazioni e interpretazioni devono essere fondate su prove documentali. Dobbiamo trattare la storia come un medico, facendo anamnesi e autopsie, non attraverso ideologie”.

Per quanto riguarda infine la matematica, uno stop al mero esercizio matematico, “la cui risoluzione  si può trovare facilmente su internet” è venuto dal matematico Tommaso Ruggeri. A suo avviso “è  più importante insegnare ai ragazzi i fondamenti della materia”, combinandoli con lo studio della statistica, oggi “fondamentale”.

L’impressione è che in questo convegno l’attenzione si sia concentrata essenzialmente sulla peculiarità della forma-liceo rispetto agli altri indirizzi di studio, rappresentata dal carattere astratto, teorico e generale dell’apprendimento che vi si acquisisce. Da questo punto di vista nei ‘nuovi’ licei la tradizione sembra prevalere sull’innovazione. Meglio: l’innovazione sembra consistere in un convinto recupero della tradizione.