I marginalizzati della DaD

La DaD (e non solo quella) sta contribuendo a determinare una nuova categoria di alunni: i marginalizzati, i ragazzi che vengono posti temporaneamente ai margini del sistema con il rischio potenziale di esserne esclusi forse per sempre (se grandi e frequentanti gli istituti della secondaria di II grado) o di subire (se ancora piccoli di età) un condizionamento negativo nel processo di formazione e di acquisizione degli apprendimenti.

Ci sono innanzitutto i marginalizzati a causa di limiti tecnologici. Sono i ragazzi che abitano in territori in cui i collegamenti in DAD sono labili o assenti a causa soprattutto della mancanza della banda larga.

Vi sono anche famiglie, un po’ ovunque, che non dispongono di computer o tablet.

Vi sono alunni marginalizzati in casa per cause diverse, oltre a quelli che non dispongono di device necessari.

Vi sono alunni, soprattutto di minore età, non operativamente autonomi, che non possono fruire dell’aiuto dei genitori, assenti, ad esempio, per lavoro; ma vi sono anche genitori presenti che non sono in grado di aiutare i figli nelle attività didattiche a distanza (si pensi, ad esempio, a genitori stranieri con scarsa conoscenza della lingua italiana).

Una particolare condizione di scarso accesso alla DaD in casa è quella di alunni (soprattutto delle scuole del primo ciclo), esclusi dall’uso dell’unico PC di casa, utilizzato da fratelli o sorelle delle scuole superiori o dai genitori in smart working.

Vi sono anche effetti di marginalizzazione – si spera contenuti a pochi casi – prodotti non intenzionalmente dai docenti che anche in DaD svolgono lezioni ex-cathedra non coinvolgenti oppure con proposte didattiche non coinvolgenti.

Infine, ma non ultimi, vi sono gli alunni più fragili, quelli con disabilità o con bisogni educativi speciali.

Per tutte quelle cause, derivanti direttamente o indirettamente dalla DaD, la pandemia sta acuendo le differenze formative con ripercussioni che nel lungo termine potrebbero segnare preoccupanti divisioni sociali.

L’imperativo categorico, quando finalmente si ritornerà alle attività didattiche in presenza a scuola, sarà proprio quello di cercare di colmare quel preoccupante gap generato in questi mesi. Ma è altrettanto importante alzare il livello medio di qualità della DDI, supportando i docenti con suggerimenti operativi e assistenza.

Sono le sfide principali che attendono il ministro Bianchi.