Tuttoscuola: Non solo statale

I cattolici e la scuola/2. Sale la stella del cardinale Scola

La scorsa settimana il cardinale Angelo Scola, già Patriarca di Venezia, è stato nominato da Benedetto XVI arcivescovo della diocesi di Milano, la più grande del mondo. La sua nomina è stata accolta con soddisfazione dal ministro Gelmini e dalla parte del mondo cattolico più vicina alle esperienza ecclesiale di Comunione e Liberazione, che non era mai entrata in piena sintonia con il suo predecessore, il troppo ‘laico’ cardinale Dionigi Tettamanzi.

E motivi di soddisfazione li ha certamente anche il mondo delle scuole cattoliche, che non ha certamente dimenticato l’intervista concessa da Scola al Corriere della Sera nel mese di luglio 2006, nella quale l’allora patriarca di Venezia proponeva di affidare la gestione delle scuole “all’intera società civile”, e invitava lo Stato a smettere di gestire la scuola limitandosi a governarla”.

Solo in questo modo, sosteneva il porporato, si potrebbe superare quel “mito della scuola unica” che è alla base del “blocco del nostro sistema scolastico e universitario” e andare verso un sistema pubblico di accreditamento delle singole scuole, qualunque sia il soggetto che le gestisce: lo Stato, gli Enti locali o i privati.

La sortita del cardinale, considerato vicino a Wojtyla e poi a Ratzinger, suscitò un breve, intenso dibattito che però si esaurì presto (l’allora ministro Fioroni prese rispettose ma chiare distanze da Scola). Non è da escludere che esso possa riprendere ora con l’avvento del cardinale Scola alla guida della ‘strategica’ diocesi di Milano, riannodandosi a quel filone del cattolicesimo liberale che fu attivo nell’immediato dopoguerra, e che ebbe tra i suoi sostenitori Guido Gonella (che da ministro però fece altre scelte) e Giovanni Gozzer, filone rilanciato più recentemente da Dario Antiseri con la sua proposta di buono scuola generalizzato. Certo, si tratterebbe in tal caso di considerare anche il superamento della legge n. 62/2000, riservando lo stesso trattamento a tutte le scuole in condizione di assoluta parità. Ma certamente si riaprirebbe, a quel punto, anche il dibattito sul ruolo che la Costituzione riserva alla scuola statale.

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