Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Greco alla maturità. La difficoltà sta nella conoscenza dell’italiano

Se la versione dal greco, come materia d’esame per la maturità 2010, era data per scontata, visto che da diversi anni si alternano latino e greco, quest’anno toccava appunto a greco, dato che la lingua di Cicerone ha avuto il posto d’onore nell’esame di Stato dell’anno scorso.

Se la materia è certa, è invece un terno al lotto sapere quale sarà l’autore scelto. Plutarco, Platone, Luciano di Samotata sono già stati utilizzati nelle maturità scorse. Ne restano molti altri: Senofonte, Esopo, Archimede, Demostene, Erodoto e via ipotizzando.

Ma l’insidia vera potrebbe venire dall’italiano, come ha detto un illustre grecista, docente all’università La Sapienza di Roma, il prof. Massimo Di Marco, intervistato da “Il Messaggero”.

Secondo Di Marco, per il greco si è persa la capacità di tradurre, cosa che annulla la funzione stessa della lingua. “La scuola ha trascurato questo esercizio. Accanto a professori appassionati, ce ne sono altri che si limitano a far leggere gli autori tradotti“.

Molti ragazzi, secondo il grecista, hanno difficoltà per il greco. “Nel passaggio dall’infinito al congiuntivo sono già in difficoltà – osserva il prof. Di Marco – Se è diventato un problema l’uso del congiuntivo in italiano, figurarsi in greco.

Il professore fa presente che in troppi non conoscono la lingua di Platone, anche se all’università si iscrivono a Lettere classiche, costringendo gli atenei a correre ai ripari organizzando corsi di recupero per rinforzare le conoscenze delle matricole, con interventi specifici nella morfologia, nel lessico e nella sintassi.

Ma quei corsi post-secondaria e post-maturità sembra che diano i loro frutti, sostiene Di Marco, “perché andando avanti, gli studenti si appassionano e studiano il greco arcaico, classico ed ellenistico, fino all’epoca imperiale“.

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